POLICORO – Nel Consiglio comunale del 4 giugno l’assessore al Bilancio Massimiliano Scarcia (Trenta- centro destra) ha detto che con l’introduzione della Tares, la nuova imposta sulla raccolta dei rifiuti che accorperà anche altri tributi comunali, il servizio di riscossione del tributo non sarà gestito più da Equitalia. Il vento della protesta contro l’agente della riscossione nazionale è arrivato anche a Policoro, con tutto ciò che ne consegue. In tempi di crisi economica Equitalia è nell’occhio del ciclone per la sua attività impopolare di garantire entrate statali e agli Enti locali attraverso la coazione che si estrinseca per gli evasori che non pagano con i pignoramenti e la messa all’asta di beni immobili come prevede la legge. Bisogna stare attenti però a non cadere dalla padella di Equitalia alla brace di altre società che dovrebbero gestire il servizio, ivi compresa quella interna comunale. C'è chi pensa che la lotta all'evasione sia troppo morbida. Altri sono convinti, invece, che la ricerca degli evasori sia troppo severa. Non sono pochi i sindaci che da mesi hanno dichiarato guerra ad Equitalia come se fosse il problema dei problemi della congiuntura economica negativa in cui versa l’Italia. Le sacche di evasione che si annidano nel pagamento di vari tributi ammontano a circa 120 miliardi l’anno. Sono almeno 6.000 le città (piccole e grandi) che si preparano a cambiare sistema con il passaggio di consegne alle società scelte dagli enti locali. Si torna all'antico, alla frammentazione, dimenticando gli scandali che avevano coinvolto i vecchi concessionari (vedi i cugini Salvo nella Sicilia degli anni ’80) e i molti buchi che in passato è stato necessario coprire. Molti sindaci si sono affrettati a spiegare ai loro concittadini che il nuovo regime sarà più tollerante. Vedremo se la promessa sarà mantenuta. Anche se la mossa sembra dettata più dal tentativo di costruire facile consenso, che non dalla volontà di rendere più efficiente la riscossione e di combattere davvero l'evasione potendola vedere più da vicino. Una cosa è certa: 6.000 Comuni dovranno diventare autonomi e dovranno attrezzarsi per riscuotere circa 11-13 miliardi di euro in completa autonomia. Una riforma non si sa quanto utile, perché si corre il rischio di smontare una macchina che, pur con qualche eccesso, aveva dimostrato di funzionare correndo al tempo stesso il rischio di fare l'ennesimo regalo agli evasori. Per i gabellieri l’aggio corrisposto loro potrà arrivare fino al 30%, oltre tre volte quella che lo Stato versa oggi a Equitalia. Chi salderà il conto finale? Non è difficile immaginare che l'onere ricadrà, in modo più o meno trasparente, sui contribuenti: onesti e disonesti. Senza parlare delle nuove commissioni sui versamenti delle imposte che rendono ancora più elevata una pressione tributaria già ben oltre il limite della sopportabilità. Forse sarebbe stato più giusto correggere le inefficienze ed errori di Equitalia prima di inseguire i rischi di nuovi (vecchi) gabellieri privati e pubblici comunali, ammesso che ci siano le competenze in quest’ultimo caso. Il pericolo è di fare una riforma senza eliminare quel brutto, eterno vizio del Fisco di essere forte con i deboli e debole con i forti.
Gabriele Elia
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