POLICORO – Secondo fine settimana
tranquillo quelli trascorsi sul lungomare centrale in questo inizio di
primavera. Niente più gitani nel parcheggio, il primo sul lato destro di via
Lido. Nel momento in cui scriviamo a questo buon risultato, visto che c’è l’ordinanza
solo contro i nomadi incivili, prima dell’arrivo della stagione estiva bisogna
aggiungerne un altro. Se i nomadi volutamente sostavano in riva allo Jonio,
sponda Policoro, forse perché c’era troppo permissivismo, nella zona Lido ci
sono altri ospiti indesiderati. A differenza dei primi il loro girovagare non è
razionale, ma causa forza maggiore. Parliamo dei branchi di cani, alcuni di
grossa dimensione, che spesso e volentieri escono dalla riserva naturale
boschiva, una sorta di landa, alla ricerca di cibo rovistando tra le buste
della spazzatura gettate per strada o nella stessa pineta da cittadini poco
urbani. Però quando sono in tanti possono attaccare anche l’uomo. Il fenomeno
del randagismo non è presente solo, purtroppo, a mare tra la macchia
mediterranea e caseggiati, ma anche in città. In via Agrigento per esempio,
sempre nei pressi di sacchetti di immondizia lasciati incustoditi dai soliti
ignoti e alle spalle di attività commerciali, registriamo la preoccupazione di
molte persone, alcune delle quali al di là del numero e della stazza hanno la
fobia dei quadrupedi. Nei giorni scorsi un altro branco è stato avvistato
intorno alle 22:30 nei vicino il rione Casalini. Non è la prima volta che
questo disservizio viene sottolineato dall’opinione pubblica con
preoccupazione. Eppure il paradosso è che in città da qualche anno esiste un
canile comunale, area Zac (a proposito il nome dovrebbe essere cambiato in uno
che si addice di più al migliore amico dell’uomo!) in via Tagliamento in
località Torremozza. Però sembra che sia colmo con la possibilità di ospitare
circa 150 cani. Inoltre la convenzione sottoscritta tra la passata
Amministrazione comunale e l’associazione Anta tutela animali non prevede
l’accalappiamento di cani, ritenuta da quest’ultima non praticabile e simile al
maltrattamento. Allora l’unica soluzione è quella di affidarsi ad un altro
soggetto, che non adotta statuti e regolamenti teneri, per debellare il
fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio. In caso contrario con la
procreazione potremmo assistere da qui a qualche mese ad una vera e propria
invasione di cani randagi. Non ci soffermiamo su quelli accompagnati dai
padroni perché finora non hanno causato danni, tranne sporcare giardini e
piazze, però se cani ritenuti pericolosi per l’uomo non portano la museruola,
come prescrive la legge, la prevenzione va a farsi friggere. A volta si ha
l’impressione che siano i rotweiler a portare a spasso il padrone e non
viceversa!
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della
Basilicata)