POLICORO
- Nell’ambito del Progetto di formazione alla socialità e alla
cittadinanza “Guido Vicino”, il movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito
Santo della Basilicata nel pomeriggio di sabato 15 giugno ha tenuto un incontro
presso il centro giovanile “Padre Minozzi” sul tema “Lavoro e Territorio: come
ripartire?”. Tra i relatori l’economista Nino D’Agostino, il quale si è
soffermato sulle percentuali di disoccupazione in Italia, 12%, e il 30% in
Lucania ai quali si aggiungono coloro i quali usufruiscono di ammortizzatori
sociali, anch’essi al limite delle soglie della disoccupazione. Per invertire
il trend la prima ricetta è quella di recuperare il rapporto tra etica,
politica e mercato in una società lucana troppo dipendente dalla classe
politica e le cui aspettative sono state tradite dalla speculazione della
classe politica sui bisogni dei cittadini. Per uscire dalla crisi D’Agostino ha
proposto la teoria dei beni relazionali: investire sul capitale umano e rendere
la Basilicata una regione attrattiva per gli investimenti con un piano di
sviluppo che non c’è: “Oggi –rileva- il
75% del Pil lucano deriva dalla spesa pubblica. Troppo alta è l’incidenza del
pubblico dal lato dell’assistenza e troppo bassa è la spesa per gli
investimenti finalizzati alla produzione. Quest’area del Metapontino è
sicuramente la più forte della regione, dove però l’agricoltura, il turismo e
servizi annessi non sono stati ancora messi a sistema. Troppe le battaglie di
retroguardia o poca organizzazione: una visione di insieme non esiste e di cui
la classe politica non se n’è fatta mai carico”. Con gli indicatori economici
così negativi alla Basilicata non resta, secondo D’Agostino, che guardare
all’esterno per aumentare la domanda di beni e servizi, troppo bassa quella
interna visti i piccoli numeri dei residenti regionali, all’incirca 580.000. E
in questo contesto la sua proposta è quella di copiare il sistema
cooperativistico di altre regioni del Nord: quello che egli stesso ha definito
il capitale di comunità; ovvero quello che crea più lavoro e meno profitto”. Ad
aprire i lavori Rosario Sollazzo, il quale si è soffermato sull’emergenza
lavoro come un problema sul quale anche la chiesa e il Papa si sono espressi
recentemente con parole dure: senza lavoro la dignità della persona viene
annullata. Il lavoro non è solo, a detta di Sollazzo, il mezzo di sostentamento
ma anche il fine dell’essere umano. Un invito poi a non perdere la speranza e
la fede in un futuro migliore al quale il coraggio di cambiare è la terza
componente per un mondo più a misura di cristiani e cattolici.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della
Basilicata)
Nessun commento:
Posta un commento