POLICORO –
Rocco Di Santo, giovane sociologo del centro jonico ma già da anni impegnato
sui temi del sociale con varie esperienze sul campo prima in alcune strutture
sanitarie e poi come ideatore di progetti presso l’ente di formazione Enfor,
nella serata di sabato 15 giugno nella biblioteca comunale ha presentato il
libro, edito dalla Franco Angeli: “Sociologia
della disabilità: teorie, modelli, attori e istituzioni”. Il volume ha un
taglio scientifico ed è uno dei primi libri in Italia ad avere tale contenuto.
Esso è un viaggio nel mondo degli abilmente diversi, figlia dell’esperienza
maturata da Di Santo e dei suoi studi presso l’università di Salerno. “Il punto
di partenza –afferma- sono le direttive dell’Oms (Organizzazione mondiale della
sanità), la pietra miliare degli studiosi della materia. In particolar modo il
mio libro, sul quale ho lavorato per almeno tre anni, da una lettura della
disabilità non come malattia, ma di matrice commensionista: da una parte la
persona, dall’altro le istituzioni. Dai miei studi emerge che ci sono almeno
nove forme di disabilità tutte diverse. Il mio punto di vista è che la
disabilità è una restrizione delle attività e limitazione della partecipazione
sociale. Per eliminare la stigma della disabilità c’è bisogno di sviluppare per
intero i facilitatori: sensibilità politica nella risoluzione dei problemi
pubblici dei diversamente abili come l’abbattimento delle barriere
architettoniche; la messa in campo di progetti volti a superare steccati
ideologici-culturali che permeano ancora oggi la nostra società dove ci sono
discriminazioni di varia natura. Poi tra i facilitatori abbiamo anche le più
semplici dotazioni di: occhiali, personal computer, carrozzine. L’handicap non
nasce dalla persona ma dalla società che non accetta certe negatività e per
molti aspetti le scarica sulle “marginalità” delle persone. Noi in Italia siamo
ancora molto lontani dai Paesi scandinavi e anglosassoni dove le differenze tra
persone svantaggiate e normodotati sono quasi nulle, anche per le politiche di
welfare innovative adottate da quelle nazioni all’interno delle quali la
disabilità non è una malattia e non un pregiudizio per restringere spazi di
attività e partecipazione. Se applicassimo i facilitatori di cui parlavo prima
anche da noi ci sarebbe un’uguaglianza etimologica del termine tra noi
cittadini”. Il Dott. Carlo Calzone dell’Asm di Matera ha parlato del ritardo
culturale nell’affrontare i temi legati alla disabilità; mentre le Prof.ssa
D’Elia del liceo “E. Fermi” ha tracciato l’evoluzione normativa scolastica, tra
cui la legge 104, che ha portato ad una completa integrazione scolastica nelle
classi tra studenti portatori di handicap e i normodotati. Un contributo è
stato portato dall’assessore comunale Massimiliano Scarcia (Trenta
centro-destra), il quale ha parlato della cultura come fonte di crescita civile
per creare pari opportunità per tutti. Infine l’assessore Livia Lauria
(P.Sociale Pdl), ha sostenuto come il 10% della popolazione italiana è,
purtroppo, affetta da disabilità e come ci sia una certa impreparazione
nell’affrontare tali problemi e scarsa conoscenza della patologia e delle
soluzioni pratiche che porta alla totale mancanza di prevenzione e la grande
inciviltà che regna. Gli onori di casa sono stati fatti della direttrice della
biblioteca “Massimo Rinaldi”: Angela Delia. Presente in platea il consigliere
regionale del Pd Antonio Di Sanza.
Gabriele
Elia
(fonte
il Quotidiano della Basilicata)
Nessun commento:
Posta un commento