POLICORO – Con il federalismo fiscale le regioni d’Italia dovranno tappare i buchi della sanità aumentando le imposte in particolare l’addizionale Irpef che già in molte Regioni, tra cui la nostra, è alta 0,9% (fonte Corriere della Sera). Ma la Basilicata sarebbe una terra virtuosa dato che altrove, vedi Lazio, l’aliquota è addirittura dell’1,4%: tradotto in soldoni mille euro in più all’anno per ogni abitante dovrebbero pagare i residenti del Lazio se la Governatrice Renata Polverini non taglierà le spese inutili del suo sistema sanitario regionale. Responsabilizzare di più gli amministratori locali. Questa sarebbe la ratio del federalismo. In Lucania però, -forse perché si sta troppo bene!- il sistema sanitario non vuole i soldi degli utenti. Sembra un paradosso ma è così. E come fa? Scoraggiando le visite mediche. Un giovane del centro jonico A.L. dopo essersi recato dal suo medico di famiglia, quest’ultimo gli aveva prescritto con tanto di ricetta una visita urologia presso il Madonna delle Grazie di Matera. Così il professionista si è messo in macchina perdendo una mattinata di lavoro e recatosi al nosocomio del capoluogo provinciale gli è stato detto pressappoco così: il giorno della sua visita è il 6 luglio 2011. Esattamente tra nove mesi! C’era veramente da farsela sotto in seduta stante. Però è riuscito a trattenerla e non si sa fino a quando. Lui vorrebbe evitare di arrivare fino alla fatidica data della prossima stagione con la vescica gonfia e piena di urina, però se le liste d’attesa lucane con meno di 600 anime residenti sono così lunghe non vorremmo immaginare cosa succede in Campania o Sicilia. E siccome la sanità meridionale non gode di buona credibilità difficilmente arrivano residenti di altre regioni in loco. Anzi è il contrario. Si incentiva l’emigrazione. Ed è quello che potrebbe fare A.L.. A questo punto prima che qualcuno sveli l’arcano uscendo allo scoperto non resta da sospettare per dirla alla Andreotti: “A pensar male si fa peccato, però spesso ci si azzecca” che il policorese debba recarsi dal privato per una visita rapida. Che molto spesso è lo stesso medico pubblico. Un conflitto di interessi grande quanto un ospedale o come un modesto ambulatorio. Con i medici che incassano due volte: dal pubblico, alias collettività, e dal privato. E a farne le spese è la tanto bistrattata sanità di Stato tra casi di malasanità, dappertutto, e buchi di bilancio di cui non si intravede mai la fine e per coprirli bisogna chiedere al contribuente le tasse. Ma se solo gli facessero pagare il ticket…
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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