POLICORO – Dal cantiere di Policoro, un think tank (pensatoio) trasversale voluto da Ottavio Frammartino, nasce la prima azione politica: il comitato pro-ospedale “Giovanni Paolo II”. Venerdì sera 15 ottobre nell’ affollata sala convegni della chiesa Maria SS. Annunziata di piazza Eraclea si è discusso del possibile ridimensionamento o soppressione del locale nosocomio tra cittadini e associazioni. In apertura lavori Raffaele Palmieri ha fatto un excursus dell’ospedale civile locale che nel tempo (1970) è diventato il terzo polo sanitario della Lucania, nonostante le numerose riforme (1980-1990-2008), sostenendo come professionalità e meritocrazia dovrebbero essere i criteri di gestione del servizio che copre una vasta utenza in un’area tra le più dinamiche della Basilicata. Il medico Giambattista Parciante, da 20 anni operatore del settore in quel di Policoro, ha invece affermato come i dati sugli interventi classificano il presidio ospedaliero di Policoro come quello con più carichi di lavoro e pertanto andrebbe potenziato: un esempio su tutti l’azzeramento delle liste d’attesa con tempi celeri prima di ricevere la prestazione, anche di soli 10 giorni; oltre a 15 mila prestazioni ambulatoriali l’anno. Dati che a suo dire sarebbero sufficienti, senza citarne altri, a rendere normale l’ospedale di Policoro. In caso si ridimensionamento l’alternativa non sarebbe Matera, concorrente di Policoro, ma Taranto con un aumento dell’emigrazione sanitaria. Paolo Consalvo, dell’associazione Stelle d’Argento, ha manifestato il suo disappunto per il mutismo delle istituzioni davanti a 2000 firme raccolte contro la chiusura del reparto di fisioterapia. Erano presenti anche i cittadini del comitato di Tinchi, rappresentanti di Pietro Giannace, il quale ha rimarcato come nessun esponente della Regione Basilicata si sia recato nell’altro ospedale del Metapontino a spiegare le ragioni del ridimensionato ospedale della frazione di Pisticci. L’Avv. Vincenzo Montagna ha chiamato tutti alla mobilitazione, che andava fatta prima a suo parere, dopo alcuni campanelli di allarme di spoliazione del territorio tra cui: il trasferimento del core business dell’ex Banca popolare del materano a Crotone, la chiusura della caserma dell’Esercito di Potenza, della sede della Banca d’Italia e uffici Enel, sottolineando poi come ci sia stato un baratto tra gli amministratori locali e la Regione: accorpamento delle Asl in cambio dell’ubicazione del Distretto sanitario previsto dalla riforma regionale. Ha poi concluso il suo intervento sui dubbi circa il risparmio di soldi pubblici della riforma e di come in caso di ridimensionamento dei servizi alla persona in senso lato e non solo sanitario la Puglia sia il naturale riferimento della costa jonica. Sulla stessa scia Antonio Di Sanza, secondo il quale nel breve periodo l’ospedale non correrebbe rischi di chiusura anche se nel futuro il pericolo c’è. A parere dello stesso sarebbe più logico rivedere la legge regionale in materia facendo leva anche sui Comuni dell’Alto Jonio calabrese che vedono in Policoro l’ospedale più vicino: a patto di mantenere gli standard qualitativi attuali con capacità di utilità riconosciuti da tutti. Tanti sono stati gli interventi durante il dibattito, con la presenza anche dei consiglieri regionali Nicola Benedetto e Vincenzo Santochirico. Il presidente regionale della commissione sanità, Rocco Vita, ha osservato come l’ospedale di Policoro essendo un Psa non ha nulla da temere e di come lo spirito del servizio sanitario regionale è quello di ragionare in un’ottica di macro aree più o meno omogenee tra di loro.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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