POLICORO –
Ritornano le trivelle nel centro jonico? Sembra proprio di si. Nel momento in
cui da più parti e su più tavoli istituzionali si sta lavorando per scongiurare
che le grosse multinazionali petrolifere installino le loro piattaforme a poche
miglia di distanza dalla riva dello Jonio, un’altra grossa società, la Gas
Plus, starebbe ritornando a Policoro per estrarre dal sottosuolo un’altra
preziosa risorsa naturale: il gas. Infatti nei giorni scorsi è stata rilasciata
l’autorizzazione amministrativa municipale: la Scia. Un atto dovuto visto che
la società del Nord ha tutte le autorizzazioni ministeriali per poter perforare
la zona del Bosco Soprano, alle spalle del centro commerciale Heraclea
precisamente in via Adua, zona Filici, nel pozzo Masseria Morano. In
particolare quella del ministero per lo Sviluppo economico, delibera di Giunta
regionale con successiva determina del dirigente di settore di compatibilità
ambientale con tanto di parere positivo anche del ministero dei Beni culturali
attraverso la Soprintendenza. Il nome della Gas Plus non è nuovo da queste
parti poiché nel gennaio 2010 iniziarono le prime perforazioni per mano della
Perrazzoli Srl. Così a distanza di quasi tre anni si ritorna a bucare il territorio
per estrarre gas. Ovviamente non mancheranno le polemiche proprio come tre anni
fa allorquando il comitato spontaneo “Bosco Soprano- no trivellazioni”, le
associazioni ambientaliste a cui si aggiunsero anche i cittadini attivi di
Bernalda, arrivarono quasi a bloccare le estrazioni con un sit in. Senza
l’intervento delle forze dell’ordine si sarebbe sfiorata una dura
contestazione. Alla protesta si associarono anche il sindaco di allora e
attuale di Nova Siri, Giuseppe Santarcangelo. A nulla valse nemmeno l’ordinanza
sindacale del sindaco di Policoro Lopatriello di rimozione dei rifiuti
potenzialmente dannosi per la salute dei cittadini, visto che nel sottosuolo
proprio in quell’area c’è una falda acquifera per uso domestico delle tante
case coloniche con adiacenti frutteti. Il ricorso della società diede esito
favorevole e così iniziarono le attività esplorative che durarono circa un mese
e su cui il Comune ha le mani legate non avendo molte competenze in questo
genere di tematiche ambientali, i cui poteri, invece, sono degli Enti
gerarchicamente superiori. Se la documentazione è in ordine non si può far
altro che prenderne atto e pedissequamente assistere quasi inermi a questa
“violenza” del territorio rientrando le risorse del sottosuolo tra il demanio
statale. La Amministrazioni possono solo esercitare entro 60 giorni dalla Scia i
controlli del caso e chiedere all'impresa, in mancanza dei requisiti necessari,
la rimozione degli effetti dannosi. Le popolazioni interessate sono preoccupate
per quest’ennesima invasione del territorio che questa volta provocherà,
verosimilmente, le estrazioni di idrocarburi con possibili ripercussioni sulla
salute delle stesse.
Gabriele Elia
(fonte il
Quotidiano della Basilicata)
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