sabato 21 aprile 2012

Licenziato per essersi candidato


POLICORO – L’articolo 1 della Costituzione sancisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Un diritto di ciascuna persona senza nessuna discriminazione di sesso, razza, religione, politica. E invece, strano a dirlo, in una società sempre più “moderna” e tecnologica che ha accorciato il mondo, almeno nello spazio, nel tempo purtroppo si è fermata al Medio Evo. Solo qualche giorno fa la scrittrice policorese Imma Vitelli nella biblioteca comunale raccontava nel suo libro: “Tahrir. I giovani che hanno fatto la rivoluzione”, come in Egitto un gruppo di ragazzi ha sovvertito il regime di Mubarak vogliosi di democrazia e di modernità. Invece nella democratica e moderna Italia, dove il regime ufficiale non esiste più da 60 anni, c’è ancora chi usa mezzi di bassa macelleria per offendere la dignità e la libertà di un suo connazionale. Policoro è in campagna elettorale e come nelle peggiori dittature alle proposte prevalgono le scorrettezze. Come quella capitata ad un giovane che all’indomani dell’accettazione della sua candidatura a consigliere comunale in una delle 17 liste che si stanno contendendo il voto di circa 13488 aventi diritto, è stato buttato via dall’azienda per la quale lavorava. Un padre di famiglia che in passato aveva avuto esperienze nel settore dell’agricoltura e dove vi era rimasto cambiando datore di lavoro. Quando ha deciso di poter dare un contributo alla causa della sua città, all’indomani della presentazione delle liste elettorali gli è stato detto pressappoco così: “Non ho più bisogno di te!”. A nulla sono valse le spiegazioni che legittimamente chiedeva. Licenziato su due piedi senza troppi complimenti dopo che in quella azienda aveva dato l’anima lavorando più del tempo previsto perché si sa: qualche ora in più bisogna sempre farla, a maggior ragione nei periodi di bella stagione quando il raccolto è enorme e per vendere il prodotto ad un prezzo accettabile bisogna battere la concorrenza sui giorni e addirittura sulle ore. Un colpo basso che abbiamo voluto raccontare in questo articolo, senza citare né il candidato né la lista o coalizione di appartenenza per non minare ancora di più la delicata fase elettorale che attraversa la città per il rinnovo della massima assise territoriale, ma che non può passare inosservata e merita, a bocce ferme, una serie riflessione sul salto culturale che necessita la città se tale vuol essere rispetto ad un villaggio. Prima di qualunque riforma del mercato del lavoro c’è bisogno di una riforma della mentalità. Che non si fa per legge.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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