POLICORO – In tempi di vacche magre tutti devono stringere la cinghia: dalla famiglia normale a quella benestante, la povera lo ha sempre fatto. E anche le istituzioni, a tutti i livelli, mai come in questi ultimi anni stanno chiudendo i rubinetti e dando segnali di rigorosità contabile impensabile fino a pochi anni fa. La coperta è corta e da qualche parte bisogna pur tagliare. Così tutti i ministeri della Repubblica, e a cascata le altre istituzioni, hanno fatto la loro parte, compresa la tanto bistrattata scuola italiana stretta tra l’incudine di continue riforme e il martello delle sacche di precarietà che si annidano in tutti gli ordini e gradi. Così per far fronte a spese di: carta igienica, tende, magari cancelleria, della scuola elementare “Papa Giovanni Paolo II”, o primaria come si chiama oggi, c’è chi ha aguzzato l’ingegno chiedendo con una certa disinvoltura ai genitori dei ragazzi che frequentano quella scuola: “un congruo contributo finanziario annuale secondo le vostre possibilità (ma allora non è più congruo!) per garantire e fruire di materiale didattico e funzionale per l’istruzione e la formazione dei vostri figli”, questo c’è scritto nella missiva protocollata il due ottobre scorso e recapitata ai genitori degli iscritti. E sembrerebbe che qualcuno abbia immediatamente preso alla lettera la richiesta nel nuovo dirigente scolastico, Giuseppe Spataro, comprando tende gialle per riparare dal sole e dal caldo le aule. Ma il colore non sia piaciuto ad alcune docenti, che avrebbero anche protestato contro questa decisione unilaterale senza spirito di collaborazione. Ma se il preside ha chiesto un aiuto e qualcuno si è prodigato per la causa, a sue spese, che c’entra la concertazione con i professori? Perché non chiedere a questo punto un sacrificio economico anche a chi lavora all’interno della scuola, preside compreso, visto che nella lettera egli parla di rendere l’istruzione più funzionale, e sono proprio loro gli attori principali? Un dirigente scolastico è anche un manager, e i bravi manager sono tali quando fanno quadrare i conti, a maggior ragione con poche risorse. Se il suo istituto è in debito d’ossigeno, si potrebbe iniziare a tagliare le spese improduttive che ci sono sempre in ogni bilancio, pubblico specialmente. E se si lamenta una scuola che in passato ha avuto sempre un buon numero di iscritti, cosa dovrebbero dire i presidi delle scuole di parigrado dei piccoli centri della Lucania o di altre regioni d’Italia? Quello di dire in buona sostanza ai genitori: aprite il portafogli è la soluzione più semplice ma meno praticabile, e comunque non ha precedenti nella nostra Penisola. I tagli alla scuola ci sono stati anche in passato, ma mai nessuno si è sognato di rimpinguare il bilancio con i soldi del contribuente, il quale pagando tasse ed imposte già alimenta il sistema pubblico, scuola compresa.
Gabriele Elia
(il Quotidiano della Basilicata)
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