venerdì 23 ottobre 2009

Dal Cav di Policoro un grande si alla vita















POLICORO - Secondo appuntamento settimanale dei quattro previsti dal programma: “Volontari per la vita” promosso dal Csv (Centro di servizio volontariato) di Basilicata in collaborazione con l’associazione locale Cav (Centro di aiuto alla vita) e voluto fortemente da Mariella Acciaro, una delle volontarie del Cav del centro jonico. Oggetto dell’incontro tenutosi nella sala convegni del centro giovanile “Padre Minozzi” mercoledì sera e rivolto ad operatrici sociali ma anche a cittadini comuni: “Bioetica della vita nascente”, che ha visto tra i relatori due medici lucani: Marcello Ricciuti e Vito Aicale, entrambi professionisti da sempre in prima linea a difesa della vita, tanto da coniare lo slogan: “Una vita che ci occupiamo della vita”. Il dato di partenza delle loro riflessioni è stato il concetto di bioetica, ovvero quella disciplina che come la definì lo scienziato americano Potter si occupa di questioni morali applicate alla medicina, “un ponte –secondo i medici- tra la scienza umana e quella spirituale. Accettare cioè i progressi della scienza in tema di processi biologici, ma nello stesso tempo riflettere eticamente fino a dove la medicina può arrivare e quello che può fare per la vita umana, senza manipolazioni di nessun tipo, anche perché la bioetica essendo una scienza umanistica parte dal dato biologico certo, non astratto, per poi sviluppare una serie di riflessioni reali e scientifiche”. E’ stato spiegato inoltre con un linguaggio semplice e comprensibile l’origine della vita facendo un parallelo con la nascita dell’universo, un puntino nero dal quale con il big bang si è sviluppato il mondo. Per la vita umana il big bang è lo zigote, prima cellula umana dove risiede il Dna, la carta di identità di ciascuno di noi. Poi hanno parlato delle potenzialità delle cellule staminali di svilupparsi e addirittura creare embrioni e tutte quelle linee cellulari che portano alla creazione anche di un cuore, fegato e altri organi vitali per l’essere umano, e di quanto sia delicato il dibattito che da anni circonda temi così eticamente sensibili. Per quel che concerne invece la fecondazione artificiale, desiderio di maternità della donna, per ogni bambino che nasce con questa tecnica, otto embrioni (già esseri umani) vengono perduti; di come giuridicamente massimo tre embrioni possono essere impiantati nell’utero femminile e di come una diagnosi pre-impianto servirebbe a salvare al massimo 1000 bambini sui 30 mila annuali che nascono purtroppo con malformazioni. La cosiddetta legge 40 dice no alle gravidanze plurime ed ha meno effetti collaterali sulla stimolazione ormonale femminile. In conclusione non poteva essere trascurata la madre di tutte le battaglie tra laici e cattolici della storia repubblicana italiana: la legge 194 che legalizza l’aborto interrompendo la gravidanza. Secondo gli studiosi tale legge ha comportato un aumento degli aborti in Italia, con addirittura il 47% che la pratica e insieme alla RU 486 (aborto farmacologico), anch’essa legalizzata, si aumentano gli omicidi di Stato invece di tutelare sempre la vita.

Gabriele Elia

(il Quotidiano della Basilicata)

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