POLICORO – Trattori in strada questa mattina (22 ottobre) nel centro jonico. La protesta minacciata nei giorni scorsi dal coordinamento dei sindaci del comprensorio e degli agricoltori, alcuni aderenti al Cam (Comitato agricolo metapontino), è culminata giovedì mattina con una forte manifestazione per lo stato perenne di crisi in cui versa il comparto primario dell’economia regionale. Hanno dapprima invaso civilmente la 106 jonica, partendo da Montalbano, e poi hanno protestato in tarda mattinata di fronte gli uffici di via De Gasperi, in pieno centro a Policoro, dove si trova una sede staccata del Dipartimento agricoltura della Regione Basilicata. Già dallo scorso mese di febbraio covava nel pianeta agricoltura una manifestazione spontanea contro gli atavici problemi del settore, più volte rivendicati dallo stesso coordinamento e addetti ai lavori, in numerose assemblee intercomunali in cui è stata presentata la piattaforma programmatica agricola ad oggi rimasta per buona parte nei cassetti della politica: regionale e nazionale. Gli agricoltori ritengono dei palliativi le timide aperture istituzionali trasversali, a tutti i livelli, di questi mesi sulle agevolazioni previdenziali ad esempio, e chiedono un impegno più strutturale ad un settore che ad oggi è rimasto ai margini dell’agenda politica e fuori dai più tradizionali strumenti di aiuto, come gli ammortizzatori sociali di cui gode ad esempio la cosiddetta industria pesante. Oltretutto gli scioperanti hanno più volte sostenuto come la loro voce sia rimasta inascoltata finora, nonostante il comparto agricolo rappresenti il fatturato maggiore, soprattutto nella fascia jonica, del Pil (Prodotto interno lordo) della Basilicata. Ma i venti di crisi internazionale degli ultimi tempi hanno dato il colpo di grazia mettendo in ginocchio anche loro e le produzioni locali, da qui il termometro della protesta si è impennato, già esposte ad una concorrenza impari con le altre colture europee per colpa di un sistema infrastrutturale carente; politiche fiscali e contributive non armonizzate con il resto d’Europa; alto costo del lavoro; difficoltà di raggiungere mercati esteri (più di
Gabriele Elia
(il Quotidiano della Basilicata)
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