sabato 31 ottobre 2009

Dalla guerra civile al perdono: presentato il libro sul terrorismo “Le verità nascoste”















POLICORO – Gli anni bui del terrorismo in Italia raccontanti da chi ha vissuto in prima persona una delle pagine di sangue più brutte della storia repubblicana. La Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni e affari), sezione di Policoro, ha voluto così iniziare il nuovo corso culturale della neo-presidentessa, Elisa Polistena, presentando nella sala consiliare sabato scorso il libro scritto dal commissario di Polizia di Stato, Gianfranco Di Santo: “Le verità nascoste”, nell’ambito della traccia nazionale dall’associazione: “Alla ricerca di un valore perduto, il rispetto”. Ed è stato proprio l’autore a raccontare la sua diretta esperienza di quei tristi anni ’70 in prima linea contro il terrorismo e le bombe: “che hanno causato più di 400 vittime e 2000 feriti. Una vera e propria guerra civile costata allo Stato molto non solo in termini di vite umane ma anche in denaro, 200 mila miliardi di vecchie lire”, secondo l’agente. “Un pezzo di storia –continua- che non si legge più da nessuna parte e le cui responsabilità morali da parte di mandanti ed esecutori non sono state ancora espiate. Pensavano di distruggere lo Stato, singolarmente non valevano nulla, la loro forza era il gruppo e non avevano il coraggio di guardare in faccia le loro vittime”. Quando però il fenomeno era al crepuscolo, un' ex terrorista pentita, Anna Laura Braghetti, dice: “nessuna legge potrà mai sanare il dolore inflitto”, conclude così il suo intervento Di Santo a sottolineare come tra i terroristi c’erano vigliacchi ma anche gente che a bocce ferme ha capito di aver sbagliato. Il giovane magistrato, Paola Incalza, ha parlato della legislazione d’emergenza che c’era in quegli anni e necessaria per porre un argine al fenomeno dilagante del terrorismo, avallata anche dalla Corte Costituzionale e dunque in linea con i principi costituzionali, tra cui quello di uguaglianza e ragionevolezza, capace di difendere la democrazia da coloro che la volevano sovvertire con la forza. Ma se da un lato lo Stato ha mostrato il bastone con la forza, dall’altro ha dovuto usare la carota, “la premialità –spiega il magistrato- di sconti di pena nei confronti di coloro che hanno collaborato con la giustizia dissociandosi dalle cellule terroristiche e fornendo indicazioni utili per evitare attentati e stragi. Tale legislazione ha dato la stura negli anni seguenti all’attuale legge sul pentitismo mafioso”. Un altro rappresentante dello Stato, il Questore di Matera, Carmelo Gugliotta, nella sua relazione ha voluto ricordare il sacrificio di sangue che pagò la città di Matera con la morte dell’agente Saponara, originario di Salandra, a cui verrà intitolata a breve una caserma nella città dei Sassi e il contesto politico e sociale in cui si è inserito il fenomeno del terrorismo di quegli anni in cui andavano di moda anche miti rivoluzionari. Inoltre ha ricordato dov’è nato il terrorismo rosso, nelle fabbriche e nel triangolo Torino-Milano-Genova, e la sua buona organizzazione interna: “sottovalutato dalle forze dell’ordine incapaci di contrastarlo poiché sconosciuto. Ma a sconfiggerlo non è stata solo la legislazione speciale e gli ex brigatisti, ma anche l’indignazione dell’opinione pubblica davanti a stragi e uccisioni spesso senza un perché, culminata poi con l’attacco al cuore dello Stato con la morte di Aldo Moro. Oggi però abbiamo tutti i mezzi per contrastare qualsiasi organizzazione”. Un saluto è stato portato dalla giovane Luisa Lasaponara, assessore all’Ambiente, che ha sostituito il sindaco Lopatriello fuori per impegni istituzionali, raccontando come in quegli anni le venisse spiegato in famiglia dal padre pretore cosa fosse il terrorismo; mentre una testimonianza più diretta l’ha portata Maria Antonietta Amoroso, past president della Fidapa: “io il 16 marzo del 1978 (rapimento di Aldo Moro ndr) mi sono laureata a Roma e proprio in quella giornata ricordo che chiusero subito dopo piazza Esedra”. Un contributo più “garantista” invece è stato portato dal direttore de “il Quotidiano della Basilicata”, Paride Leporace, il quale non ha nascosto le sue simpatie adolescenziali verso la sinistra anti-sistema che voleva combattere con la strategia della tensione il sistema Stato: “ma grazie agli anticorpi della mia regione, la Calabria, il terrorismo lì non ha mai attecchito”; interrogandosi poi se lo Stato ha fatto veramente di tutto per combattere il terrorismo, la mafia e la corruzione con le leggi speciali, e se non sia sceso addirittura in qualche caso a compromessi. Queste verità però non si sapranno mai. “Ma il libro di Di Santo –continua Leporace- deve servire a creare una memoria condivisa da trasmettere ai posteri prendendo come esempio il Sud Africa in cui si è raggiunta una pax civile tra le tre razze che si sono odiate tra loro in passato, grazie alla cultura del perdono, della tolleranza e della comprensione nei confronti di coloro che stavano dalla parte sbagliata e lo hanno capito. E in Italia un primo passo è stato fatto proprio il giorno in cui la vedova Calabresi e la vedona Pinelli si sono strette la mano al Quirinale in segno di speranza e senza guardarsi in faccia con rancore”. Si sono congratulate per l’iniziativa Lucia Moccia e Pina Seidita, rispettivamente presidente del distretto Sud-Est e nazionale della Fidapa. Testimonianze di familiari delle vittime sono state citate dalla voce narrante di Michele Dragonetti, con il sottofondo musicale della chitarrista Silvia Lardo con la regia di Carlo Montano. Il ricavato della vendita del libro, con prefazione di Giancarlo Caselli e presentazione dell’Avv. Capitella, sono destinati al fondo assistenza delle vittime del terrorismo, le cui norme a loro favore ancora giacciono in qualche cassetto dei Palazzi romani e il cui giorno della memoria delle vittime del terrorismo è stato istituito solo nel 2008 e coincide con il 9 maggio.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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