POLICORO – A distanza di
sessant’anni dall’occupazione delle terre da parte dei contadini, lo spirito di
Rocco Scotellaro si reincarna nel fisico e nel volto alla Bus Spencer di Gianni
Fabbris. E’ lui il leader dell’associazione Altragricoltura che nella giornata
di martedì 19 marzo insieme ad altri 25 agricoltori ha occupato l’azienda
agricola Conte al confine tra Policoro e Tursi: “Contro –tuona- gli sciacalli,
gli usurai e i poteri forti delle banche che speculano sul lavoro della povera
gente. Oggi siamo qui nella sala consiliare del Municipio di Policoro per
protestare. La nostra è una vera e propria disobbedienza civile”. A differenza
di Ghandi però è pronto a dare battaglia usando tutti i mezzi, legali e non.
“Questa mattina (il 19 per chi legge ndr) ci siamo radunati nell’azienda
agricola Conte e abbiamo dato vita all’associazione Rinascita Lucana per
difendere le nostre aziende da chi le vuole mettere all’asta, approfittando
della congiuntura economica negativa che ha gettato sul lastrico molte aziende
del settore. Il secondo passaggio è quello della costituzione di un Gat (Gruppo
di acquisto terra), la terza in Italia, che ha lo scopo di racimolare la somma
necessaria tra tutte le persone di buon senso, circa 1 milione di euro, per
acquistare l’azienda Conte e darla in gestione a chi l’ha lavorata per tutta la
vita. In questo modo restituiamo il lavoro a chi l’ha perso e con i ricavi si
paghino i debiti. Dunque invitiamo a fare un passo indietro a colui il quale o
coloro i quali l’avrebbero presa all’asta. Inoltre chiediamo alla Regione
Basilicata di aprire un tavolo istituzionale per alleviare la sofferenza di
tanti imprenditori lucani che come Conte rischiano di vedersi “espropriati” i
propri beni, e al Comune di Policoro l’apertura di uno Sportello ascolto, una
sorta di consultorio, per persone in difficoltà”. Fabbris non è nuovo a queste
forme di proteste eclatanti dopo che nelle scorse settimane ha intimato l’alt
agli ufficiali giudiziari che volevano pignorare un’altra azienda di Scanzano
Jonico. Però con la manifestazione di Policoro si è spinto oltre essendo
l’azienda Conte già stata venduta all’asta per la modica cifra, secondo
Fabbris, di 80 mila euro a fronte di un valore di 700 mila, sempre secondo il
manifestante, e con una esposizione debitoria di 500 mila euro da parte degli
ex proprietari. Insieme agli esponenti di Altragricoltura nella sala municipale
erano presenti anche il primo cittadino di Policoro, Rocco Leone, il
consigliere comunale delegato all’Ambiente, Giovanni Lippo, e il vice prefetto
vicario Alberico Gentile. L’azienda zootecnica Conte è nata circa 30 anni fa ed
è stata tra le prime a sperimentate l’agricoltura biologica a Policoro. Era una
realtà florida e all’avanguardia nel settore fino a quando nel 1995, quando
imperversava in Europa il morbo della mucca pazza (afta epizootica), “l’Asl
–racconta la moglie di Conte- non ci abbatteva mille capi di bestiame perché
temeva il contagio durante la macellazione della carne. Senonchè l’allarme fu
ingiustificato come dimostrarono i rilievi fatti. Nel frattempo le banche ci
hanno chiuso i rubinetti e ci hanno chiesto di rientrare dalle esposizioni e
così oggi ci siamo ritrovati in questa situazione. Ci siamo rivolti anche ad un
legale pugliese per un risarcimento dovuto all’abbattimento degli animali, ma
ci siamo affidati alla persona sbagliata perché questo sedicente professionista
si è rivelato un impostore perdendo così anche l’anticipo che gli avevamo
dato”. Ma perché l’azienda sarebbe stata venduta all’asta alla modica cifra di
80 mila euro? “Due aste sono andate deserte –spiega un esperto
dell’associazione Altragricoltura-, così il prezzo si è abbassato e di
conseguenza una cordata di professionisti di Policoro, che ha fatto cartello
per mandare deserte le prime due aste, in un noto studio di Matera di
consulenza fallimentare e tributaria, come gli avvoltoi, hanno chiuso
l’operazione. Per farla breve l’azienda è stata svenduta e sulle disgrazie
altrui c’è chi specula…”.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano di
Basilicata)
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