POLICORO
– Un anno fa, circa, Don Carlo Ferrarotti andava in pensione come pastore di
anime della chiesa Madre di piazza Eraclea, quella storica di riferimento per
la maggior parte dei fedeli del centro jonico. Non mancarono strascichi
polemici
sulle
modalità e opportunità di mandarlo in quiescenza quando egli stesso non avrebbe
avuto nulla da ridire nel continuare la sua missione a favore dei tanti
cristiani/cattolici al servizio della comunità, cosa che ha fatto per 50 anni. I
vari appelli delle istituzioni civili e fedeli non sortì gli effetti sperati
tanto che Don Carlo fece la valigia e andò via. La Curia, da quello che
sostengono i frequentatori abituali della parrocchia, non si premurò nemmeno di
trovargli un’abitazione dove poter vivere tanto che se non ci fosse stata una
famiglia locale con una doppia abitazione Don Carlo sarebbe rimasto senza un
tetto, proprio come si fa quando le persone vengono cacciate. In questi dodici
mesi, dopo l’arrivo del reggente Don Antonio Mauri, i malumori nella parrocchia
della centralissima Policoro sono stati all’ordine del giorno. Tanto che
Carmine Stigliano, una sorta di portavoce di un nutrito gruppo di parrocchiani
della chiesa Madre Maria SS del Ponte, in una missiva dice: “Con gli amici in occasione del suo
“pensionamento” abbiamo organizzato una festa preoccupandoci di invitare il vescovo;
quest’ultimo ci ha fatto spostare la data da noi prevista, in quanto aveva già
assunto altri impegni, e ci ha suggerito – tramite Don Antonio Mauri – un’altra
data. Naturalmente abbiamo fissato la celebrazione nella data indicataci dal vescovo
ma, ciò nonostante, questi non si è presentato (in tante altre occasioni mi
sembra che sia piuttosto puntuale e presente, mah !!). Evidentemente il
messaggio di Don Carlo Ferrarotti ed il suo operato non hanno lasciato una
traccia sufficiente da meritare il riconoscimento pubblico che la presenza del
vescovo avrebbe rappresentato. Oggi, a distanza di un anno, la chiesa Madre non
ha ancora un parroco: certo, c’è Don Antonio Mauri, che probabilmente ambisce a
diventarlo, il quale si è subito distinto per i suoi modi di fare, prodigandosi
ogni domenica in polemiche e pettegolezzi da bar e non da chiesa, evitando di
far funzionare i condizionatori d’aria, forse con l’intento di risparmiare,
eliminando la Santa Messa delle ore 21:00 (comodissima e frequentatissima nei
mesi estivi), e così facendo probabilmente creando disaffezione in tanti fedeli
rispetto alla nostra Comunità Pastorale. Al contrario, Padre Louis, giovane e
brillante sacerdote colombiano, che nel periodo in cui è stato presente in parrocchia
si è distinto sia per la disponibilità mostrata sia come trascinatore
soprattutto di tanti giovani, e che avrebbe potuto pure fare tanto per la nostra
Comunità, non ha avuto spazio ed a sua volta è stato allontanato. Ora io mi
chiedo se i chiari segni di disinteresse della parrocchia della chiesa Madre di
Policoro da parte delle istituzioni ecclesiastiche siano casuali o se invece
dietro queste piccole questioni da me rappresentate ci siano precisi disegni o
progetti; e mi chiedo se a Mons. Francesco Nolè davvero sta a cuore ogni
comunità ecclesiastica, come io ho sempre pensato, o se invece, anche qui, ci
siano figli e figliastri ed interessi personali da tutelare. Certo è che se
così fosse, come comincio a temere, ho l’impressione che vedremo sempre più crescere
forme di religiosità esteriore e folkloristica che si traducono nella
adorazione di statue varie “politicamente” collocate sul territorio e svanire
quotidianamente quel senso di appartenenza ad una comunità che, al contrario,
favorisce un percorso di condivisione spirituale, di carità e solidarietà che
rappresentano i valori più alti della Cristianità”.
Gabriele
Elia
(fonte
il Quotidiano della Basilicata)
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