martedì 18 settembre 2012

Carmine Stigliano: “Snobbata dalla Curia la festa per il pensionamento di Don Carlo”


POLICORO – Un anno fa, circa, Don Carlo Ferrarotti andava in pensione come pastore di anime della chiesa Madre di piazza Eraclea, quella storica di riferimento per la maggior parte dei fedeli del centro jonico. Non mancarono strascichi polemici
sulle modalità e opportunità di mandarlo in quiescenza quando egli stesso non avrebbe avuto nulla da ridire nel continuare la sua missione a favore dei tanti cristiani/cattolici al servizio della comunità, cosa che ha fatto per 50 anni. I vari appelli delle istituzioni civili e fedeli non sortì gli effetti sperati tanto che Don Carlo fece la valigia e andò via. La Curia, da quello che sostengono i frequentatori abituali della parrocchia, non si premurò nemmeno di trovargli un’abitazione dove poter vivere tanto che se non ci fosse stata una famiglia locale con una doppia abitazione Don Carlo sarebbe rimasto senza un tetto, proprio come si fa quando le persone vengono cacciate. In questi dodici mesi, dopo l’arrivo del reggente Don Antonio Mauri, i malumori nella parrocchia della centralissima Policoro sono stati all’ordine del giorno. Tanto che Carmine Stigliano, una sorta di portavoce di un nutrito gruppo di parrocchiani della chiesa Madre Maria SS del Ponte, in una missiva dice:  “Con gli amici in occasione del suo “pensionamento” abbiamo organizzato una festa preoccupandoci di invitare il vescovo; quest’ultimo ci ha fatto spostare la data da noi prevista, in quanto aveva già assunto altri impegni, e ci ha suggerito – tramite Don Antonio Mauri – un’altra data. Naturalmente abbiamo fissato la celebrazione nella data indicataci dal vescovo ma, ciò nonostante, questi non si è presentato (in tante altre occasioni mi sembra che sia piuttosto puntuale e presente, mah !!). Evidentemente il messaggio di Don Carlo Ferrarotti ed il suo operato non hanno lasciato una traccia sufficiente da meritare il riconoscimento pubblico che la presenza del vescovo avrebbe rappresentato. Oggi, a distanza di un anno, la chiesa Madre non ha ancora un parroco: certo, c’è Don Antonio Mauri, che probabilmente ambisce a diventarlo, il quale si è subito distinto per i suoi modi di fare, prodigandosi ogni domenica in polemiche e pettegolezzi da bar e non da chiesa, evitando di far funzionare i condizionatori d’aria, forse con l’intento di risparmiare, eliminando la Santa Messa delle ore 21:00 (comodissima e frequentatissima nei mesi estivi), e così facendo probabilmente creando disaffezione in tanti fedeli rispetto alla nostra Comunità Pastorale. Al contrario, Padre Louis, giovane e brillante sacerdote colombiano, che nel periodo in cui è stato presente in parrocchia si è distinto sia per la disponibilità mostrata sia come trascinatore soprattutto di tanti giovani, e che avrebbe potuto pure fare tanto per la nostra Comunità, non ha avuto spazio ed a sua volta è stato allontanato. Ora io mi chiedo se i chiari segni di disinteresse della parrocchia della chiesa Madre di Policoro da parte delle istituzioni ecclesiastiche siano casuali o se invece dietro queste piccole questioni da me rappresentate ci siano precisi disegni o progetti; e mi chiedo se a Mons. Francesco Nolè davvero sta a cuore ogni comunità ecclesiastica, come io ho sempre pensato, o se invece, anche qui, ci siano figli e figliastri ed interessi personali da tutelare. Certo è che se così fosse, come comincio a temere, ho l’impressione che vedremo sempre più crescere forme di religiosità esteriore e folkloristica che si traducono nella adorazione di statue varie “politicamente” collocate sul territorio e svanire quotidianamente quel senso di appartenenza ad una comunità che, al contrario, favorisce un percorso di condivisione spirituale, di carità e solidarietà che rappresentano i valori più alti della Cristianità”.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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