CATANZARO - E’ stata depositata dal sostituto procuratore Eugenio Facciolla, la richiesta di appello contro la sentenza di archiviazione emessa, a dicembre del 2009, dal giudice per l’udienza preliminare di Catanzaro. Sentenza che aveva portato all’assoluzione di Vincenzo Vitale, del figlio Marco, di Felice Viceconte e di Nicolino Lopatriello, sindaco di Policoro, in merito all’inchiesta sul complesso turistico di Marinagri, sequestrato il 16 aprile del 2008 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica, Luigi De Magistris. Il giudice per le udienze preliminari, Gabriella Reillo, aveva assolto i titolari del villaggio turistico Marinagri di Policoro, Vincenzo e Marco Vitale; il sindaco di Policoro, Nicolino Lopatriello, e il dirigente del settore urbanistica dello stesso Comune, Felice Viceconte, «perché i fatti non sussistono». I quattro erano accusati di concorso in truffa aggravata e violazioni edilizie nell'ambito della realizzazione del villaggio turistico Maringani. Eugenio Facciolla, sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Catanzaro, nella sua richiesta di Appello, ha così motivato la sua impugnazione avverso il procedimento di archiviazione. «Il Giudice dell’udienza preliminare - si legge nella richiesta - nel motivare le assoluzioni» di Vincenzo e Marco Vitale, di Nicolino Lopatriello e di Felice Viceconte «ha violato al legge penale» in ordine a 4 punti. Facciolla ha ravvisato «un vizio di mancanza di motivazione», ovvero, «le argomentazioni addotte dal giudice sono prive di completezza» per quanto riguarda «specifiche questioni» che, invece, costituirebbero «il compendio probatorio». Non solo. Il sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello ha anche ravvisato «una motivazione contraddittoria» che si riscontra tra le premesse e le conclusioni a cui si è giunti nella richiesta di archiviazione. Inoltre ci sarebbe il «vizio di travisamento della prova, decisiva e specifica» ma anche un «vizio di illogicità manifesta» essendo «l’ipotesi ricostruttiva del fatto intrinsecamente incoerente». Facciolla nel suo ricorso ha anche rimarcato «l’emersione di una serie di inquietanti interferenze poste in essere da soggetti istituzionali portatori di interesse privato e favorevoli ai Vitale». Per il sostituto procuratore tutto questo è illuminante visto che questa sorta di lobby di potere «avrebbe deviato dai suoi compiti e dai suoi fini istituzionali» arrivando ad «adottare una serie di atti amministrativi, oggetto di imputazione, destinati a predisporre le carte in regola» in modo tale da permettere «ai Vitale la realizzazione» del mega complesso turistico «grazie a lucrosi investimenti pubblici». Tutti elementi questi che «sarebbero dovuti essere presi in considerazione» dal giudice «in modo da pervenire all’unica soluzione giuridacamente possibile: la sussistenza del reato». Per il giudice per l’udienza preliminare, invece, «non c'è stato alcun abuso, né truffa ai danni dello Stato, perché la società “Marinagri” ha operato nel pieno rispetto dell'iter normativo per il percepimento dei fondi del Contratto di programma. Il Comune di Policoro, nelle persone del sindaco, Nicola Lopatriello, e del dirigente del Terzo settore, Felice Viceconte, ha agito per il solo interesse
pubblico, viste le positive ricadute dell'investimento sul territorio». Lopatriello e Viceconte erano indagati per aver concesso e avallato una serie di atti amministrativi che secondo l'accusa avrebbero prefigurato abusi e irregolarità, in quanto difformi da quanto indicato nel Piano particolareggiato esecutivo “Foce Agri”, con la contestuale variazione di destinazione d'uso di alcuni comparti previsti nell'investimento. Il giudice, invece, ha escluso ogni ipotesi di reato, ricostruendo minuziosamente l'iter e le interlocuzioni tra la società e il Comune di Policoro, ma anche con il ministero e la banca incaricata di erogare il cospicuo finanziamento di oltre venti milioni di euro. Il reato di abuso edilizio, di cui gli indagati erano accusati in concorso tra loro, è stato escludo «dovendosi ritenere -si legge nella sentenza - che l'attività edilizia per la realizzazione del Centro turistico Marinagri è stata posta in essere in presenza di permessi a costruire e Dia (Dichiarazione di impatto ambientale ndr) legittimi ed efficaci». Per quanto riguarda, invece, l'accusa di truffa, che si sarebbe perpetrata attraverso atti amministrativi illegittimi e false attestazioni per indurre in errore il ministero e la banca erogatrice, quindi in danno dello Stato, il giudice è partito dalla richiesta di Vitale al Comune di variare la destinazione di uso di alcuni comparti da “turistico alberghiero” a “ricettivo alberghiero”. «Ma - scrive il giudice - in sostanza la consistenza dell'intervento non mutava». Un’apparente manovra, secondo l'accusa, finalizzata a far ricadere l'intero investimento nel territorio comunale di Policoro, e non in parte in quello di Scanzano, dove era sorta una polemica con l'allora sindaco, Mario Altieri. L'operato di Lopatriello e Viceconte non «era mosso da interessi diversi da quelli dettati dalla volontà politica di perseguire un progetto ritenuto valido per il territorio». La condotta (del sindaco e del dirigente ndr) «sotto il profilo giuridico - si legge nelle motivazioni della sentenza di assoluzione - avrebbe potuto integrare il reato di falso, che però risulterebbe estinto per intervenuta prescrizione, escludendo quello di truffa, perchè l'attestazione non ha prodotto alcuna induzione in errore del Ministero competente e della Banca convenzionata». Insomma i fatti non sussistono. Di diverso parere, invece, Eugenio Facciolla, sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Catanzaro.
Fonte
Il Quotidiano della Basilicata
Alessia Giammaria
Frammartino (Prc) su decisioni magistratura caso Marinagri
"La decisione del sostituto procuratore di Catanzaro Eugenio Facciolla di richiedere l' appello alla sentenza di assoluzione di Lopatriello ed altri nel procedimento di Marinagri, accoglie in pieno la richiesta da noi avanzata il 9 luglio Scorso". lo afferma in un comunicato Ottavio Frammartino, della segreteria regionale di Rifondazione Comunista.
"Allora - aggiunge - sollecitammo con una missiva alla procura generale di Catanzaro di impugnare quella sentenza che definimmo nel nostro esposto grave ed errata. Evidenziammo che era per noi era incomprensibile come fosse stato possibile da parte del PM Cianfarini in una solo ora arrivare a dare un giudizio di assoluzione in cui atti erano raccolti in 130 faldoni, ed in meno di 60 minuti (così come raccontano le cronache) sconfessare il lavoro di De Magistris e Capomolla e anche il duro giudizio della cassazione. Quelle perplessità trovano oggi conferma nella dura requisitoria del pm Facciolla quando dice che il giudici di quella sentenza hanno violato la legge Penale su quattro punti. Noi ieri come oggi chiediamo che si svolga il processo, unica sede che possa svelare la verità dei fatti".
Fonte
Basilicatanet
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