POLICORO – Quando un giudice emette una sentenza, soprattutto in materia civile, si cerca sempre di tutelare la parte più debole. Questo vale nelle cause di lavoro e in quelle degli sfratti. Purtroppo nella storia che andiamo a raccontare il confine tra parte debole e quella forte è labile. Quasi inesistente. Da un lato c’è una famiglia del centro jonico, che non naviga nell’oro, la quale racimolando i faticosi risparmi di una vita acquista un monolocale in via Monte Rosa, il cui contratto non è mai stato registrato perché il proprietario è deceduto e quella casa, così come le altre abitazioni del rione, si è scoperto poi sono ipotecate da un istituto di credito. Comunque sia dopo aver pagato pro manibus alla famiglia sono state consegnate le chiavi dell’appartamento. Senonchè un bel giorno una suora si reca nella prima casa, quella dove abitano tuttora, dei neoproprietari, e con fare in linea con la missione religiosa espletata chiede loro di mettere a disposizione il locale di via Monterosa ad una famiglia di romeni, appena sbarcati a Policoro quando la Romania non era ancora nazione comunitaria, dimenticando che esiste il centro giovanile “Padre Minozzi” per l’ospitalità di persone disagiate. Il nucleo familiare si impietosisce della situazione e dà la possibilità alla coppia di sposini di insediarsi momentaneamente nell’abitazione. Da quel momento in poi iniziano i guai. Stando alle dichiarazioni della proprietaria i “locatari” non se ne vogliono più andare. Davanti alla richiesta di pagamento del canone di locazione, redatto da un apposito legale, il capofamiglia si è rifiutato di pagare. Poi una seconda richiesta di regolarizzare il fitto non ha fatto breccia nella sensibilità del romeno. I proprietari non sanno più a chi appellarsi, anche perché la casa servirebbe ad uno dei figli. Hanno messo al corrente le forze dell’ordine che si sono recate in via Monte Rosa; ma mettere in mezzo ad una strada un nucleo familiare con bimba di pochi anni non si può. E allora cosa fare? Non si tratterebbe nemmeno di occupazione abusiva poiché gli “inquilini” hanno le chiavi della casa. La suora, vera, che ha fatto da tramite se ne andata da Policoro facendo perdere le proprie tracce scaricando la patata bollente in mano a diversi attori: istituto di credito, proprietari, inquilini, forze dell’ordine. Ma se si dovesse trovare il bandolo della matassa anche andando in tribunale il contenzioso giudiziario sarebbe un rompicapo per il labirinto di norme di questo caso, con l’aggravante che entrambi rivendicano disagi sociali. Ma l’impressione è questa: una volta dentro non si esce più.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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