mercoledì 26 gennaio 2011

Ecco perché paghiamo la bolletta dell'acqua più di chi abita a Milano

POLICORO «Qualsiasi attività, sia essa a carattere puramente commerciale o imprenditoriale o che si tratti di un servizio di pubblica utilità, deve essere valutata nel contesto in cui essa si svolge: avere un negozio nel centro di Milano o di Roma non è come averlo in un paese di mille abitanti». Il presidente di Acquedotto Lucano, Egidio Mitidieri, ricorre a questo esempio per spiegare le differenze del costo dell'acqua tra il capoluogo lombardo e la Basilicata. Una differenza che è stata al centro delle polemiche nei giorni scorsi sulla scia di una nota dell'Adiconsum. Presidente Mitidieri, sebbene le tariffe di Acquedotto Lucano rientrino nella media italiana, con i costi dell'acqua a Milano il confronto non tiene. Come mai?
«È un problema di numeri, dai quali le tariffe di uh prodotto o di un servizio non possono prescindere. In effetti, notiamo, l'acquedotto milanese serve ogni giorno 1.306.000 abitanti, tutti stretti in un territorio di appena 183 chilometri quadrati: una densità di 7.154 abitanti per chilometro quadrato. Acquedotto Lucano, al contrario, deve raggiungere 590.000 abitanti (meno della metà di quelli di Milano) sparsi su un territorio di 9.992 chilometri quadrati: una superficie che è quasi 55 volte più grande, con una densità bassissima».
Ma non sarà anche colpa dello stato delle infrastrutture?
«Certamente. La funzione di Acquedotto Lucano, infatti, è anche quella di innovare le reti e gli impianti. E lo stiamo facendo con investimenti ingenti, che trovano pochi altri esempi nel nostro paese. Siamo da anni la prima stazione appaltante della Basilicata e tra le prime dell'intero Mezzogiorno. Ma oltre allo stato delle reti, bisogna tener conto delle infrastrutture richieste per svolgere il servizio. Per dare l'acqua ai milanesi sono sufficienti 2.360 chilometri di rete di distribuzione; mentre in Basilicata per far arrivare l'acqua a Potenza, come a Lauda, a Matera come a Calciano, occorrono 6.549 chilometri di reti di distribuzione, oltre a 3.718 chilometri di reti di adduzione. Per non parlare della conformazione geologica del territorio: un'area pianeggiante Milano; un sistema di valli, colline e montagne, di frazioni e contrade popolate di poche persone la Basilicata. Le faccio solo un
esempio: per potare l'acqua agli abitanti di Pietrapertosa, dobbiamo sollevarla tre volte. Tre impianti di sollevamento, per circa 300 famiglie». Migliorando le infrastrutture è possibile migliorare il servizio e abbattere i costi di gestione?
«I numeri, come vede, dimostrano quanto sia difficile in Basilicata tenere in equilibrio qualsiasi economia. Solo nel 2010 abbiamo appaltato opere per circa 80 milioni di euro. Ma aggiungo anche un altro aspetto, che non è soltanto un motivo di riflessione, bensì una precisa previsione normativa».
A cosa si riferisce?
«Non si deve trascurare quello che è il metodo di calcolo della tariffe dell'acqua previsto dalla legge. Le norme statali prevedono che sia il ministro dell'Ambiente a definire con decreto le componenti di costo per la determinazione della tariffa; l'Autorità d'ambito determina successivamente la tariffa stessa. Questo perché, secondo la Costituzione (articolo 117), solo la determinazione tramite lo Stato della tariffa di riferimento del servizio idrico integrato garantisce standard quantitativi e qualitativi della risorsa idrica uniformi su tutto il territorio nazionale e finalizzati alla tutela dell'ambiente. Acquedotto Lucano è impegnato ad elevare al massimo questi standard: ogni raffronto sulla qualità e sulle caratteristiche dell'acqua, che sia fatto con Milano piuttosto che con Roma o con Bari, non farebbe che esaltare le differenze. E nessuna differenza tariffaria può contemplarle, sebbene anche queste abbiano un costo».
Qual è il costo della qualità dell'acqua?
«La qualità dell'acqua ha un costo inestimabile, che è dato essenzialmente dal valore delle nostre 539 sorgenti, ma anche dagli sforzi che è necessario compiere per preservare questo valore. Acquedotto Lucano è impegnato a fare in modo che l'acqua che arriva nelle nostre case conservi le sue eccellenti caratteristiche: per garantire costantemente la qualità, nel 2010 sono state eseguite circa 7000 analisi sull'intero ciclo delle acque, dal prelievo da invasi, pozzi e sorgenti, ai vari stadi di trattamento degli impianti di potabilizzazione, ai punti di erogazione dell'acqua potabile nelle reti di distribuzione dei Comuni serviti, e infine all'ingresso e all'uscita degli impianti di depurazione delle acque reflue. Particolare attenzione è stata posta agli impianti di potabilizzazione del Calastra e di Montalbano Jonico per la variabilità e la vulnerabilità delle acque superficiali. A partire da aprile è stata realizzata una specifica unità operativa per sorvegliare l'acqua in ingresso al trattamento, i vari stadi dei processi e l'acqua potabile immessa nella rete cittadina. Non è un caso, infatti, se la Regione Basilicata diversamente da altre Regioni italiane, non ha mai richiesto al Ministero della Salute alcuna deroga ai parametri fissati dal Decreto legislativo n.31 del 2001».

Fonte
La Gazzetta della Basilicata

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