lunedì 10 dicembre 2012
Trivelle sullo Jonio: fidarsi è bene, non fidarsi della Regione è meglio
Quando i cittadini sono costretti a scendere in piazza, così come
faranno nuovamente il 17 Dicembre a Policoro, dopo la manifestazione del 1
dicembre a Potenza, alla quale hanno aderito studenti, associazioni, categorie
– rilevano le associazioni – è perché hanno ragione a dubitare e diffidare
dell’operato della Regione Basilicata e dei suoi tecnici e dirigenti, i cui
uffici del dipartimento ambiente hanno già dato ampiamente prova di sudditanza
alle compagnie minerarie, così come le vicende degli ultimi anni dimostrano. Valga
come monito la vicenda del pozzo Morano di Policoro della Gas Plus,dove la
Regione, contrariamente al parere contrario espresso dal comune di Policoro, ha
autorizzato l’estrazione di gas mettendo a rischio l’acqua dei
pozzi utilizzati dagli agricoltori di Bosco Soprano per uso potabile ed irriguo
e l’acqua che dovrà essere utilizzata per uno stabilimento di succhi di
frutta finanziato dalla stessa Regione con milioni di euro e che dovrà
occupare molti dipendenti. Si guardi anche agli altri permessi di ricerca che
insistono nell’immediato entroterra della costa Jonica, quali Tempa La Petrosa
della Total, Montalbano Jonico, Il Perito, Torrente Alvo, Tempa Rossa e tanti
altri ancora. Un territorio regionale interessato per i 2/4 da istanze di
ricerca, permessi di ricerca e concessioni petrolifere, con un Ente Regione che
ha detto si al Memorandum del raddoppio delle estrazioni nelle valli dell’Agri
e del Sauro e ha approvato una finta moratoria petrolifera che è stata
impugnata dal Governo per evidente incostituzionalità. Le associazioni diffidano
gli uffici del dipartimento ambiente che hanno sempre espresso pareri
favorevoli VIA alle compagnie petrolifere nell’ambito della procedura ordinaria
della L.R. 47/98 ed hanno addirittura applicato lo stratagemma di esclusione
VIA o applicazione VIA – secondo l’opinione delle associazioni e dei cittadini
– in modo discrezionale, dopo che i Comuni si erano opposti alle fasi
preliminari della ricerca di idrocarburi. Un dipartimento ambiente che è
diretto da chi dichiaratamente fa parte di comitati di redazione di siti web
che promuovono le estrazioni petrolifere e di gas, con un dirigente
dell’ufficio compatibilità ambientale che, intervistato dagli attivisti del
Movimento 5 Stelle di Matera, nel corso del recente congresso dei geologi sul
petrolio a Potenza, ha dichiarato che non vi sarebbe da preoccuparsi per le
istanze di ricerca sul Mar Jonio. La Regione Basilicata conosce molto
bene la Shell (titolare del 25 % delle azioni di Tempa Rossa) e
l’Apennine Energy, titolare di alcuni permessi nella provincia di Matera
e al di là della volontà governativa potrebbe bloccare queste società
sulla terra ferma, dove le valutazioni ambientali sono invece di sua stretta
competenza. La convocazione che l’assessore Vilma Mazzocco ha inviato ai
sindaci della Costa Jonica Lucana la quale, a differenza dei suoi colleghi
pugliesi non ha espresso pubblicamente alcuna volontà di voler bloccare
le trivelle, potrebbe prefigurarsi solo come ennesima scelta di “via
Verrastro” di voler allentare la tensione e raffreddare “l’allarmismo”. Termine
questo spesso utilizzato nei comunicati istituzionali della Regione Basilicata,
proprio in vista della manifestazione del 17 prossimo a Policoro.
Manifestazione che dimostra invece che è cresciuta in Basilicata la
partecipazione democratica e soprattutto la consapevolezza che il petrolio non
crea ricchezza, ma mette invece a rischio l’ambiente, l’occupazione, l’acqua,
il nostro cibo, la nostra terra e il nostro mare e la salute dei cittadini. Considerate
queste premesse Ola, No Scorie Trisaia, No Triv Jonio e Ambiente e Legalità
avvertono che fidarsi è bene, non fidarsi di questa Regione è meglio.
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