lunedì 10 dicembre 2012

Trivelle sullo Jonio: fidarsi è bene, non fidarsi della Regione è meglio



La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, No Scorie Trisaia, No Triv Jonio e Associazione Ambiente e Legalità sono venuti a conoscenza, informati dai Comuni interessati, che l’assessore all’ambiente della Regione Basilicata, Vilma Mazzocco, ha convocato per martedì 11 Dicembre alle ore 9,00, i sindaci interessati dalle istanze di ricerca nel Mar Jonio della Shell (d73 F.R. – SH e d74 F.R. – SH) e dell’Apennine Energy srl (d148 D.R. – CS) al fine di esprimere un parere regionale alla richiesta del Ministero dell’Ambiente rivolta a questo ente.  Nel chiedere alla Regione di esprimere il proprio parere negativo sulle istanze di ricerca della Shell e dell’Appennine Energy srl, la Ola, No Scorie Trisaia, No Triv Jonio e Ambiente e Legalità invitano i sindaci a predisporre ed inviare autonomamente al Ministero dell’Ambiente le proprie opposizioni e/o osservazioni e a tenersi pronti a presentare successivamente ricorsi al TAR contro le autorizzazioni ministeriali, a prescindere da quanto la Regione deciderà di fare dopo l’esito dell’incontro di martedì p.v. in Regione. Questo vale anche per la nuova istanza  dell’appennine  la DR 150 – CS ubicata sulla battigia del mare calabro-lucano (in totale 2 permessi dell’Appenine). Le associazioni ricordano che nel Mar Jonio vi sono ben 11 istanze per permessi di ricerca di idrocarburi e numerose compagnie minerarie interessate  quali Eni, Northem Petroleum, Shell, Enel  Longanesi, Apennine Energy con 4 concessioni già operative sulla costa di Crotone che estraggono gas  (Ionica Gas ed Eni) che coprono una estensione marina e costiera complessiva pari a 5.710 Kmq. Una superficie questa pari a più della meta di quella della Regione Basilicata (9.998 Kmq). 

Quando i cittadini sono costretti a scendere in piazza, così come faranno nuovamente il 17 Dicembre a Policoro, dopo la manifestazione del 1 dicembre a Potenza, alla quale hanno aderito studenti, associazioni, categorie – rilevano le associazioni – è perché hanno ragione a dubitare e diffidare dell’operato della Regione Basilicata e dei suoi tecnici e dirigenti, i cui uffici del dipartimento ambiente hanno già dato ampiamente prova di sudditanza alle compagnie minerarie, così come le vicende degli ultimi anni dimostrano. Valga come monito la vicenda del pozzo Morano di Policoro della Gas Plus,dove la Regione, contrariamente al parere contrario espresso dal comune di Policoro, ha autorizzato l’estrazione di gas  mettendo a rischio  l’acqua dei pozzi utilizzati dagli agricoltori di Bosco Soprano per uso potabile ed irriguo e l’acqua che dovrà essere utilizzata per uno stabilimento di succhi di frutta  finanziato dalla stessa Regione con milioni di euro e che dovrà occupare molti dipendenti. Si guardi anche agli altri permessi di ricerca che insistono nell’immediato entroterra della costa Jonica, quali Tempa La Petrosa della Total, Montalbano Jonico, Il Perito, Torrente Alvo, Tempa Rossa e tanti altri ancora. Un territorio regionale interessato per i 2/4 da istanze di ricerca, permessi di ricerca e concessioni petrolifere, con un Ente Regione che ha detto si al Memorandum del raddoppio delle estrazioni nelle valli dell’Agri e del Sauro e ha approvato una finta moratoria petrolifera che è stata impugnata dal Governo per evidente incostituzionalità. Le associazioni diffidano gli uffici del dipartimento ambiente che hanno sempre espresso pareri favorevoli VIA alle compagnie petrolifere nell’ambito della procedura ordinaria della L.R. 47/98 ed hanno addirittura applicato lo stratagemma di esclusione VIA o applicazione VIA – secondo l’opinione delle associazioni e dei cittadini – in modo discrezionale, dopo che i Comuni si erano opposti alle fasi preliminari della ricerca di idrocarburi. Un dipartimento ambiente che è diretto da chi dichiaratamente fa parte di comitati di redazione di siti web che promuovono le estrazioni petrolifere e di gas, con un dirigente dell’ufficio compatibilità ambientale che, intervistato dagli attivisti del Movimento 5 Stelle di Matera, nel corso del recente congresso dei geologi sul petrolio a Potenza, ha dichiarato che non vi sarebbe da preoccuparsi per le istanze di ricerca sul Mar Jonio. La Regione Basilicata conosce molto bene  la Shell (titolare del 25 % delle azioni di Tempa Rossa) e l’Apennine Energy, titolare di alcuni permessi  nella provincia di Matera e al di là  della volontà governativa potrebbe bloccare queste società sulla terra ferma, dove le valutazioni ambientali sono invece di sua stretta competenza. La convocazione che l’assessore Vilma Mazzocco ha inviato ai sindaci della Costa Jonica Lucana la quale, a differenza dei suoi colleghi pugliesi non ha espresso pubblicamente alcuna volontà di voler  bloccare le trivelle,  potrebbe prefigurarsi solo come ennesima scelta di “via Verrastro” di voler allentare la tensione e raffreddare  “l’allarmismo”. Termine questo spesso utilizzato nei comunicati istituzionali della Regione Basilicata, proprio in vista della manifestazione del 17 prossimo a Policoro. Manifestazione che dimostra invece che è cresciuta in Basilicata la partecipazione democratica e soprattutto la consapevolezza che il petrolio non crea ricchezza, ma mette invece a rischio l’ambiente, l’occupazione, l’acqua, il nostro cibo, la nostra terra e il nostro mare e la salute dei cittadini. Considerate queste premesse Ola, No Scorie Trisaia, No Triv Jonio e Ambiente e Legalità avvertono che fidarsi è bene, non fidarsi di questa Regione è meglio.


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