POLICORO – Imponente la manifestazione indetta da
amministratori locali e associazioni contro l’ipotesi di trivellazioni in mare
delle multinazionali del petrolio per le ricerca di idrocarburi. Nella
mattinata del 17 dicembre da piazza Ercalea il corteo si è snodato per le vie
della città. Dell’oro nero non vogliono nemmeno sentire parlare: «Chilometri
e chilometri di costa incontaminata che rischiano di essere deturpate
irreparabilmente» affermano i promotori della manifestazione. Oltre 50 i Comuni
che si affacciano sul Mar Jonio, dal Salento (Lecce) a Crotone, tre regioni presenti:
Puglia, Basilicata e Calabria e sei province: Matera, Potenza, Cosenza,
Crotone, Taranto e Lecce. Denunciano rischi che corrono suolo e sottosuolo
in ogni fase della filiera delle estrazioni: dall’esplorazione alla
trivellazione, dalla lavorazione degli idrocarburi ai conseguenti rischi per
l’ambiente e per la catena alimentare dovuti all’uso di sostanze tossiche.
Rischi che possono provocare persino fenomeni di abbassamento del suolo, di
erosioni della costa e alluvioni. «Multinazionali come la Shell e la
Appenine Energy srl (ma le richieste sono arrivate anche da Eni, Northem
Petroleum, Enel Longanesi) –dichiarano le associazioni- hanno inviato ai vari
Municipi della costa ionica e alle Regioni interessate le relative istanze per
la ricerca di gas e idrocarburi. Scelte energetiche di dubbia efficacia che
contrastano nettamente con la vocazione di un territorio; un vero e proprio
attacco al mare, alla sua biodiversità al suo impatto naturalistico, ma anche
al turismo e all’agricoltura di queste terre, indispensabili fonti per
l’economia delle Regioni del Mezzogiorno d’Italia». Tra i sostenitori della
manifestazione il Fai – Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace, Legambiente, Wwf,
Federparchi, Ola Ambientalista, Anci, Coldiretti, Confagricoltura, C.I.A.,
Copagri, Amea, sigle sindacali, scuole di ogni ordine e grado. La protesta
nasce dal fatto che il Governo ha accentrato a sè le competenze in materia di
energia senza coinvolgere le popolazioni interessate. L'ennesima forzatura, un
atto coloniale, che ritarda l’utilizzo delle rinnovabili; oltre a pregiudicare
i settori strategici come l’agricoltura e il turismo. Tre le autorità
pubbliche c’era anche il presidente del Consiglio regionale della Puglia
Introna.
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