martedì 18 dicembre 2012

Manifestazione a Policoro. Tre Regioni dicono no alla trivelle nello Jonio



POLICORO – Imponente la manifestazione indetta da amministratori locali e associazioni contro l’ipotesi di trivellazioni in mare delle multinazionali del petrolio per le ricerca di idrocarburi. Nella mattinata del 17 dicembre da piazza Ercalea il corteo si è snodato per le vie della città. Dell’oro nero non vogliono nemmeno sentire parlare: «Chilometri e chilometri di costa incontaminata che rischiano di essere deturpate irreparabilmente» affermano i promotori della manifestazione. Oltre 50 i Comuni che si affacciano sul Mar Jonio, dal Salento (Lecce) a Crotone, tre regioni presenti: Puglia, Basilicata e Calabria e sei province: Matera, Potenza, Cosenza, Crotone, Taranto e Lecce. Denunciano rischi che corrono suolo e sottosuolo in ogni fase della filiera delle estrazioni: dall’esplorazione alla trivellazione, dalla lavorazione degli idrocarburi ai conseguenti rischi per l’ambiente e per la catena alimentare dovuti all’uso di sostanze tossiche. Rischi che possono provocare persino fenomeni di abbassamento del suolo, di erosioni della costa e alluvioni. «Multinazionali come la Shell e la Appenine Energy srl (ma le richieste sono arrivate anche da Eni, Northem Petroleum, Enel Longanesi) –dichiarano le associazioni- hanno inviato ai vari Municipi della costa ionica e alle Regioni interessate le relative istanze per la ricerca di gas e idrocarburi. Scelte energetiche di dubbia efficacia che contrastano nettamente con la vocazione di un territorio; un vero e proprio attacco al mare, alla sua biodiversità al suo impatto naturalistico, ma anche al turismo e all’agricoltura di queste terre, indispensabili fonti per l’economia delle Regioni del Mezzogiorno d’Italia». Tra i sostenitori della manifestazione il Fai – Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace, Legambiente, Wwf, Federparchi, Ola Ambientalista, Anci, Coldiretti, Confagricoltura, C.I.A., Copagri, Amea, sigle sindacali, scuole di ogni ordine e grado. La protesta nasce dal fatto che il Governo ha accentrato a sè le competenze in materia di energia senza coinvolgere le popolazioni interessate. L'ennesima forzatura, un atto coloniale, che ritarda l’utilizzo delle rinnovabili; oltre a pregiudicare i settori strategici come l’agricoltura e il turismo. Tre le autorità pubbliche c’era anche il presidente del Consiglio regionale della Puglia Introna.

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