giovedì 20 dicembre 2012

Il terrore della dittatura militare di Videla e l’emigrazione in Argentina raccontati da Nicola Viceconti




POLICORO – Nicola Viceconti è uno scrittore di origini lucane e nella serata di sabato 15 dicembre presso l’hotel residence “Heraclea” del centro jonico ha raccontato alla platea dei presenti gli orrori della dittatura di Videla, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, in Argentina attraverso dei filmati e soprattutto con i suoi tre libri, uno dei quali è invece un romanzo sull’emigrazione nel Paese sudamericano, una delle mete privilegiate degli italiani e dei lucani che nel primo dopoguerra con la famosa valigia di cartone hanno lasciato il Belpaese per mettere radici forti in Sudamerica, dov’è presente una delle comunità lucane più numerose tra gli oltre un milione che sono emigrati in tutto il mondo. “Nora Lopez detenuta N84” ha vinto il prestigioso premio “Inedito 2012” al salone del libro di Torino e insieme a “Due volte ombra”: “Sono romanzi –racconta Viceconti- frutto di una intensa ricerca e testimonianza delle condizioni di vita di tanti desaparecidos perseguitati durante la dittatura militare di Videla perché non allineati al regime. Molti di loro sono stati torturati, con la complicità anche di quasi la totalità della società civile, compresa una parte della chiesa. Tante le mamme in gravidanza che dopo aver messo alla luce un bambino/a sono sparite e i loro aguzzini sono diventati i genitori adottivi per portare avanti il progetto di pulizia ideologica. I più fortunati sono stati liberati dai militari, i quali con questo gesto seminavano il terrore tra la popolazione interessata proprio perché i liberati, a loro insaputa, diffondevano il “credo” del regime e le pene da espiare per chi non era omologato”. Questi due libri sono un trattato sui diritti umani violati e contro i crimini sull’umanità perpetrati nel tempo e purtroppo ancora attuali in molte zone del mondo: “A partire dagli inizi degli anni ’80 –continua Viceconti- con i ritorno alla democrazia e libere elezioni vinte dal presidente Alfonsìn, piano piano l’Argentina è ritornata alla normalità; però solo a 25 anni di distanza dalla dittatura stanno venendo a galla le responsabilità dopo i relativi processi. Sono ben 920 gli ergastoli comminati dalla magistratura argentina contro i torturatori. Oggi quel passato difficilmente potrà ritornare con quelle stesse modalità, ma c’è un’altra forma di dittatura, più soft, dalla quale ci dobbiamo difendere: quella dei poteri economici, finanziari e bancari che con la loro forza possono isolare intere nazioni dal contesto internazionale proprio come l’embargo nel diritto internazionale. Però non mancano forme di protesta impensabili negli anni del potere militare (1970 ndr) come la rete informatica con i suoi scambi di informazione e comunicazione in tutto il globo. E abbiamo avuto una conferma della loro forza con le sommosse in Maghreb negli ultimi tempi”. Di tutt’altro genere, ma sempre ambientato in Argentina, il libro: “Campansita”, in cui il filo conduttore è l’emigrazione. Ambientato nel 1926 narra la storia di fantasia di un emigrante di Acerenza (Potenza) che, ricoverato in Argentina, racconta ad un’infermiera di un amico che aveva abbandonato il figlio. Un libro sulla ricerca dell’identità perduta per tanti discendenti di emigranti lucani che è stato anche oggetto di un cortometraggio di Alfredo Santucci: “Hablar alla luce del sole” ambientato in Val d’Agri dove uno dei protagonisti ritorna per conoscere la propria terra natia. L’appuntamento culturale è stato organizzato dall’associazione presidio del libro “Magra Grecia” della direttrice della biblioteca cittadina, Angela Delia, e ha visto la partecipazione anche dell’assessore comunale alla Cultura Massimo Scarcia e del presidente dimsissionario della Commissione regionale lucani Antonio Di Sanza; inoltre è stata intervallata dai classici balli argentini. Primo fra tutti il Tango.

Gabriele Elia
Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

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