Il ministro: investimenti per 2,5 miliardi, realizzazione di un polo tecnologico. «A tanti comuni potrebbe interessare»
MILANO - Per lo smaltimento delle scorie nucleari sarà realizzato un deposito nazionale, con annesso polo tecnologico, che richiederà investimenti per 2,5 miliardi: sull' individuazione del sito è al lavoro la società dedicata Sogin (Società gestione impianti nucleari) che fornirà entro i primi mesi del 2013 una prima mappa delle potenziali ubicazioni. È quanto ha annunciato il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera nel corso di un' audizione alla commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti (la cosiddetta Commissione sulle ecomafie). Secondo Passera, ci sarebbero comuni interessati a ospitare il deposito dei rifiuti nucleari e il relativo polo tecnologico.
SICUREZZA E INVESTIMENTI - «Il deposito sarà realizzato nell'ambito di un parco tecnologico e può costituire un'occasione per ricadute importanti per il territorio, che si aggiunge alle compensazioni previste, cifre che possono essere molto rilevanti», ha detto il ministro. «Per come mi rassicurano sulla sicurezza, per quello che saranno gli investimenti che sarà possibile fare e per l'occupazione qualificata che si può creare - ha aggiunto - questa è una localizzazione che più di un comune italiano può vedere come un'opportunità».
MAPPATURA IN SETTE MESI - Il ministro ha anche spiegato che ci sarà «un' ampia consultazione pubblica, il cui esito condurrà alla versione aggiornata della carta nazionale». Il tempo stimato per arrivare all'autorizzazione è di «circa tre anni dalla definizione delle aree potenzialmente idonee, al netto di possibili ricorsi e ritardi». Invece, ha aggiunto, il «tempo massimo per la mappatura delle aree è di sette mesi» da quando l'organo della sicurezza ha definito le caratteristiche di idoneità dei siti, come stabilito dal recente dl liberalizzazioni.
STANDARD EUROPEI - Il deposito «ci consentirà di metterci in linea con gli standard europei», ha detto il ministro, aggiungendo che «anche in questo caso ci troveremo ad affrontare problemi legati alla sindrome Nimby, ma con il confronto e la forza della ragione credo si debba andare avanti». «L'esperienza - ha aggiunto - ha dimostrato come sia stato del tutto inadeguato un approccio come quello di Scanzano, con un decreto e senza partecipazione della popolazione».
Fonte
Corriere della Sera
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