POLICORO – Mancano poche ore alla
chiusura ufficiale della compagna elettorale per il rinnovo del Parlamento
italiano, 24/ 25 febbraio, e in piazza Eraclea il palco allestito è stato
sempre e desolatamente vuoto, come piazza Eraclea. Una campagna elettorale così
fredda, e non per le condizioni meteo che a Policoro sono state e sono miti
tranne un paio di giorni di freddo e una spruzzata di neve pomeridiana domenica
10 febbraio, non si era mai vista. Quello che più sorprende è che sulle liste
elettorali ci sono circa 20 simboli, molti dei quali sconosciuti ai più che
potevano quantomeno battere un colpo. E lo stesso dicasi dei partiti
tradizionali che sono più organizzati con la sezione di base. Anche loro hanno
preferito il comodo incontro al chiuso, nella migliore delle ipotesi, dove ci
va il simpatizzante e/o tesserato ma non certo l’indeciso o il riluttante al
voto. Quest’ultimo scende in piazza per farsi un’idea di chi si nasconde dietro
un simbolo. I parlamentari hanno preferito delegare i loro leaders nazionali a
disquisire in Tv dove è prevalso più l’aspetto personale della competizione
elettorale con accuse, invettive e colpi bassi, a volte anche senza
contraddittorio, mentre le proposte sono state relegate a mere appendici. Così
facendo si è delegato all’altra politica il compito di rappresentare una fetta
di elettorato italiano che i sondaggisti stimano intorno al 20%. Vedremo quello
che accadrà il 26 febbraio. E’ sintomatico quello che l’altro giorno un autista
di bus cittadino ha detto ad un interlocutore presso la stazione “Egeo” di
Policoro: “Mi sono visto un programma televisivo ieri fino alla sua
conclusione, ma non ci ho capito niente…”. Non bisogna nemmeno nascondersi
dietro la legge elettorale senza preferenze perché l’essenza della politica è
il confronto e contatto con la gente a prescindere da come si vota che è solo
lo strumento per eleggere il governante. Ci sono stati in passato turni
elettorali per le politiche dove a comiziare salivano candidati di forze
politiche “ghettizzate” a Roma, e anche se sotto il palco, sempre a Policoro,
non c’era nessuno comunque non ci si sottraeva dalle proprie prerogative di
potenziale rappresentate del popolo. Ricordo che un parlamentare esercita il proprio
mandato senza vincolo di rappresentanza e pertanto si rappresenta l’intera
nazione. E in questo bisogna chiamare in causa soprattutto i parlamentari
uscenti. Loro avevano più doveri rispetto ai neofiti della politica a salire
sul palco per il semplice motivo che dovevano rendicontare il loro operato
nell’assemblea competente e cosa hanno fatto in questi 5 anni nella Capitale
per la Basilicata. L’assunzione di responsabilità pubbliche è il primo dei
doveri di chi è stato eletto. E invece nulla abbiamo sentito di tutto ciò. Un
anno fa alle amministrative a Policoro salivano sul palco sia il Governatore De
Filippo che il segretario regionale del Pd Speranza, a sostegno del centro
sinistra, quando ne potevano fare a meno dato che il contesto era comunale. Ora
entrambi sono candidati, il secondo è addirittura capolista alla Camera, però a
Policoro, ora avevano più titoli a venire, non si è visto nessuno. Un
paradosso. Si continua a chiedere il voto nella piazza virtuale sulla base
delle solite promesse e soliti slogan che la Basilicata è una bella regione con
risorse non capitalizzate e cose di questo genere. Questo modus operandi non fa
altro che allontanare i cittadini dalla cabina elettorale per la ripetitività
degli argomenti o votare chi, approfittando di queste defaiance disprezza le
istituzioni e i loro rappresentanti riempiendo così la piazza reale. Un errore
clamoroso per la classe dirigente aver lasciato gli umori della piazza
all’altra politica.
Gabriele Elia
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