POLICORO - Da nota Sogin apparsa sulla stampa,
“apprendiamo –si legge in una nota dell’associazione ambientalista No Scorie
Trisaia- che la Saipem (società collegata a Eni) si è aggiudicata come impresa
capogruppo del RTI Gencantieri Spa e Sicilsaldo Srl in qualità di mandanti,
l’appalto per la costruzione e la realizzazione dell’impianto di cementazione
del prodotto finito e dell’edificio deposito per lo stoccaggio temporaneo di
manufatti cementati/cask per un valore dell’appalto di 40.554.134 presso
l’impianto nucleare Itrec della Trisaia. In parole povere l’impianto che
dovrà solidificare i liquidi ad alta attività custoditi all’Itrec, frutto del
riprocessa mento delle 20 barre di Elk River con la costruzione del relativo
capannone di tutto l’impianto. Lo stesso impianto per cui abbiamo chiesto con
ns. osservazioni al Ministero dell’Ambiente la dismissione e il trattamento
come rifiuto dopo le lavorazioni di solidificazione del prodotto finito
all’Itrec, per impedire un utilizzo successivo e far sì che l’Itrec diventi il
deposto nazionale di scorie nucleari. Da qui nasce una nostra nuova domanda al
presidente De Filippo, le società petrolifere cui la Regione Basilicata ha dato
sempre la propria fiducia e il proprio appoggio si occupano anche di
trattamento scorie nucleari? Sulle questioni legate all’Itrec, la trasparenza
istituzione-popolazione è sparita. Sono circa due anni che il presidente
De Filippo non convoca più il tavolo della trasparenza regionale
(contrariamente a quanto fanno le altre regioni nuclearizzate italiane dal
Piemonte alla Campania, dove il tavolo è convocato con regolarità), per cui le
comunità non sanno assolutamente più nulla di cosa accade all’interno
dell’Itrec, di com’è realizzato il decommissioning (la messa in sicurezza del
sito), su come sono eseguiti i lavori e su chi li esegue. Né c’è stata alcuna
risposta istituzionale alle richieste di Noscorie Trisaia sul caso dei
rifiuti nucleari americani in Italia che a inizio novembre sono stati
riportati negli Stati Uniti dal presidente da Obama ad esclusione proprio delle
barre di Elk River custodite all’Itrec. Situazione ampliamente ignorata dai
parlamentari lucani uscenti, il cui interesse per il decommissioning si è
soffermato più sui posti da precario di netturbino nucleare o sui manufatti di
cemento da realizzare nell’impianto Itrec, che sulla salute delle popolazioni e
la tutela del territorio. Non sappiamo più nulla del monitoraggio ambientale
sull’impianto nucleare lucano, e sulla nostra richiesta ai tavoli della
trasparenza di ridurre i limiti di emissione alla
fonte di radionuclidi che potrebbero interessare le popolazioni durante
le fasi del decommissioning (legge regionale sui limiti di emissione). Non
conosciamo il piano di comunicazione delle attività di decomissioning
previsto dagli ultimi V.I.A. Mnisteriali sui lavori all'Itrec.
Chiediamo ai sindaci del territorio quali primi responsabili della salute
pubblica di attivarsi per creare non solo i tavoli della trasparenza a livello
locale, ma un rapporto con il territorio diverso e partecipato sulla questione.
In mancanza di chiare risposte preannunciamo iniziative di
mobilitazione popolare”.
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