Ci siamo quasi. Mancano poche ore
all’apertura dei seggi per l’inizio di una nuova legislatura del Parlamento
italiano previsto per il 24/25 febbraio. A chi sta a cuore il bipolarismo
italiano il voto utile è per il Pdl, Pd o aggregazione Monti, il resto sono
voti a perdere. Dal 1994 ad oggi, con l’ingresso di Silvio Berlusconi il campo,
la politica si è divisa in due: o di qua o di là, proprio come in America. A
parte la variabile Monti con il suo potenziale 12/15% che dopo le elezioni
troverà, presumibilmente, una collocazione nello scacchiere politico nazionale
e a cascata anche localmente, gli altri partiti, una 15cina e passa sono solo
di disturbo. Essi sono nati per garantire ai notabili messi ai margini dai tre
blocchi un posto al sole. E se dovessero ottenere dei seggi il loro compito
principale sarà quello di tenere sotto ricatto la maggioranza. Senza andare
troppo lontano Bertinotti (Prc) e Mastella (Udeur) lo hanno fatto due volte con
Prodi, mentre lo stesso ha fatto Fini con la nascita del Fli a danno di
Berlusconi. Ai piccoli partiti, sia che corrano con le grandi coalizioni sia
che vadano da soli, il loro primo obiettivo è quello che far pesare i loro
voti. Sono solo partiti di disturbo che minano la stabilità dell’Esecutivo.
Basta vedere la transumanza di molti dei candidati sia in Basilicata sia in
altre regioni d’Italia da una lista all’altra o peggio ancora da una coalizione
all’altra per capire dove si annida il malcostume e malgoverno della politica
italiana. Che poi è quella che fa la fortuna di Grillo. La sua vera forza è la
debolezza altrui. Partiti nati come funghi che si scioglieranno come neve al
sole da qui a poco tempo, proprio come lo è stato per Bertinotti e Mastella, ma
che se votati con i loro parlamentari saranno solo spine nel fianco del futuro
Governo. La politica dovrebbe essere passione, impegno civico per la comunità
che si rappresenta e non convenienza ad andare da una parte all’altra come se
si giocasse con la Torre a scacchi. Il curriculum politico di molti candidati
che fanno parte di partiti da prefisso telefonico è sotto gli occhi di tutti:
usciti dai grandi partiti o non ricandidati, o peggio entrati in lista per
chiedere un domani qualcosa –in una Giunta regionale, in un Cda di aziende si
Stato o candidature alle amministrative di maggio- in cambio di una manciata di
voti per tenere a galla una maggioranza si riciclano in liste ad personam. Che
tali rimangono fino a quando non hanno ottenuto quello che vogliono per poi cadere
nell’oblio e lasciare però il però il Paese senza una guida.
Gabriele Elia
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