venerdì 17 dicembre 2010
Cultura e solidarietà: una serata con Giuseppe Ayala
POLICORO – La sua è una vita piena di ricordi, molti dei quali tristi legati alla lotta alla mafia. Ma Giuseppe Ayala, ex Pm al maxiprocesso contro Cosa Nostra, ha ancora in mente i giorni trascorsi insieme ai due martiri della Repubblica italiana: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E come loro tanti servitori dello Stato assassinati tra il 1980 e 1990. Ora gira per le scuole e partecipa ad incontri con la società civile per raccontare la sua testimonianza di cos’è la mafia in un libro: “Chi ha paura muore ogni giorno”. E mercoledì sera 8 dicembre presso l’Oro hotel è stato ospitato dall’associazione “Oltre” in una raccolta fondi benefica a favore dell’associazione nazionale “Lega del filo d’oro”. “La mia –spiega l’autore- vita oggi è un continuo girovagare animato dalla missione di verità che dev’essere fatta sulle stragi mafiose degli ultimi decenni. Parto subito dicendo che l’anno in cui siamo stati fermati non dalla mafia ma dallo Stato non è il 1992, ma il 1988 dai cosiddetti servizi segreti deviati”, per poi raccontare la straordinaria avventura umana del pool antimafia e dei suoi uomini, da Rocco Chinnici ad Antonino Caponnetto: “La definizione di eroi credo che la rifiuterebbero tutti quei protagonisti. Diciamo che eravamo animati da valori reali verso la Magistratura e il suo ruolo all’interno della società civile. Ognuno di noi sceglie di essere uomo o donna nella vita e il modo in cui decide di vivere. E io girando in lungo e largo l’Italia racconto ai giovani chi non c’è più inseguendo un ideale…loro non ci sono più fisicamente, ma il libro che narra le gesta di quei protagonisti (Borsellino, Falcone, Costa, Mattarella, Basile, Cassarà e tanti altri) non muore mai. Immaginate un po’ la Divina Commedia di Dante a distanza di 800 anni viene studiata ancora, fortunatamente, nelle scuole. Ecco il valore del libro è quello di essere testimonianza nel tempo per non dimenticare quello che è stato fatto e guardare al futuro con la consapevolezza di chi ha creduto e crede in qualcosa. La nostra forza è stata il gioco di squadra, esorcizzavamo la paura che c’era e la sentivamo con l’ironia. Il motore di questo team era Giovanni (Falcone ndr), e poi tutti gli altri facevamo camminare la macchina”. L’organizzatore dell’appuntamento culturale, Franco Labriola, nella sua presentazione dell’autore ha spiegato le finalità dell’associazione che presiede e di come solidarietà e cultura possano andare a braccetto nella narrazione di fatti ed eventi di straordinaria umanità, anche se alcuni dei quali dal triste epilogo: “ma il nostro impegno dev’essere totale nei confronti di chi non ha voce, di un mondo marginalizzato ma dalla straordinaria umanità e ricco di sensibilità qual è quello di chi soffre e di chi nella vita non ha avuto le opportunità di altri senza avere nessuna colpa”. Durante la serata con modesto contributo di 20,00 sono stati venduti i libri di Ayala e il ricavato destinato alla Lega del filo d’oro.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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