POLICORO – Nel 1896 l’esercito italiano subì una sconfitta ad Adua in Africa che mise fine alle ambizioni coloniali del Governo. Nel centro jonico c’è una via intitolata alla battaglia di Adua dove ieri (28 dicembre) è iniziata un’altra battaglia, pacifica questa volta, contro la colonizzazione di una porzione del territorio policorese da parte della società lombarda “Gas Plus”. Sul piede di guerra i cittadini riunitisi in comitato spontaneo “Bosco Soprano –no trivellazioni-” nato alla vigilia di Natale che chiede esplicitamente il blocco del cantiere per le estrazioni di gas dal sottosuolo di Policoro: “No allo scempio qui di fronte –spiega Carmelo Costanza-. Un mese fa abbiamo visto che c’era qualcosa che non andava e subito abbiamo sensibilizzato tutti i vicini dando vita a questo comitato che mira a bloccare il pozzo per i seguenti motivi: inquinamento delle falde acquifere, dalle quali noi attingiamo acqua potabile pagando la relativa tassa; dell’aria circostante la cui zona è tutta a vocazione agricola con 140 ettari di terreno tutto trasformato e un centinaio di imprese agricole che vivono di questo lavoro. Non abbiamo visto nessuno in queste settimane che ci abbia tranquillizzato sull’impatto ambientale di tali perforazioni. Perché? Che ne sarà di noi e del nostro futuro? Queste sono case coloniche –gli fa eco un ottantenne- che noi pagammo un milione e ottocento mila lire all’epoca della Riforma Fondiaria con 50 centimetri di fondamenta. Se perforano il sottosuolo c’è il rischio del crollo delle nostre palazzine”. Nei pressi del pozzo (Masseria Morano alle spalle del centro commerciale) non c’è anima viva se non un addetto alla guardianeria dipendente di una cooperativa abruzzese che insieme ad altri quattro colleghi sorveglia il pozzo a turni di sei ore al giorno da una settimana circa. Per il resto nessuno della società committente si è fatto vivo in questi giorni, e nemmeno ieri non si è visto l’ombra di un tecnico di tale società o della Srl appaltatrice dei lavori “Perrazzoli” di Piacenza. C’è però un giallo sull’autorizzazione concessa. Sul cartello di ingresso del pozzo c’è un acronimo che nessuno conosce: unmig -3815. Che significa? Nessuno sa dare spiegazioni. L’unica certezza è l’inizio dei lavori fissato per lunedì 4 gennaio dopo le festività natalizie e di fine anno, slittati di qualche mese per il blocco imposto dall’Amministrazione comunale che aveva chiesto una integrazione della documentazione. Al presidio c’erano anche le associazioni ambientaliste e tra queste “No Scorie Trisaia”, il cui rappresentante Felice Santarcangelo spiega: “Fino a quando il decreto legge Scajola non entra il vigore le autorizzazioni minerarie per le estrazioni di gas dal sottosuolo sono della Regione. Oltretutto sul territorio di Policoro ci sono già quattro pozzi dai quali si estrae gas e per il futuro sono previste altre due perforazioni del sottosuolo sempre in questo territorio: una nei pressi di Marinagri e l’altro a pochi metri di distanza da qui. Noi ci siamo battuti sin dal primo momento contro il piano delle trivellazioni di tutta la regione, diventata ormai una gruviera tra gas, petrolio. Pertanto chiediamo l’immediata sospensione di ogni attività di perforazione ed esplorazione da parte della Gas Plus e il ritiro dell’autorizzazione V.I.A. (Valutazione di impatto ambientale) della Regione Basilicata”. Nel frattempo la protesta continua almeno fino al giorno della verità: il 4 gennaio, dopo il quale si capirà chi avrà vinto la battaglia di via Adua.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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