POLICORO – All’ospedale “Giovanni
Paolo II” del centro jonico è vietato ammalarsi. Motivo? I posti letto sono
stati tagliati, il personale è carente e i reparti vengono accorpati. La scure
dei tagli dell’Asm (Azienda sanitaria materana) si è abbattuta anche sulla
psichiatria. Mercoledì 16 nel piazzale antistante il nosocomio di viale Salerno
il Comitato pro-ospedale e l’associazione Cittadinanzattiva-Tribunale del
malato di Policoro e Stigliano hanno messo su una protesta contro il management
di Matera perché: “Dal primo giugno –osserva Maria Antonietta Tarsia di
Cittadinanzattiva di Policoro- il reparto di psichiatria viene accorpato al
Madonna delle Grazie di Matera per il momento solo per l’estate ma, come hanno
fatto con il ridimensionamento di altri reparti, secondo noi per sempre con un
grave disagio non solo per i locali ma anche per l’utenza esterna che con
l’avvicinarsi della stagione estiva aumenta fisiologicamente. Questo lo
reputiamo l’ennesimo tentativo di spoliazione di servizi al territorio. Oggi il
reparto conta 12 infermieri, 4 posti letto e 4 medici a fronte di almeno il
doppio sia dei posti letto che dei medici poichè i ricoveri sono frequenti e al
di sopra del personale, per non parlare poi della totale assenza di personale
Oss (operatori socio sanitari)”, tesi questa condivisa anche dalla dott.ssa
Angela Montesano, primaria del reparto e presente anch’essa alla protesta di
mercoledì. Ma i disagi sanitari sono anche altri: “La carenza di personale
–continua la Tarsia- c’è non solo nel reparto di psichiatria, ma anche in tutti
gli altri reparti ed è sotto gli occhi di tutti; ma a questi problemi si
aggiunge anche un’altro disagio: la riabilitazione domiciliare che per venti
utenti circa è messa a serio rischio nel Ctr (Centro terapeutico riabilitativo)
di Senise (Potenza) che serviva fino a poco tempo fa anche il territorio
rientrante dell’Asm”. Infatti c’era alla protesta anche il legale
rappresentante, Angelo Rosella: “A novembre – spiega- ci hanno sospeso i
pagamenti perché le due Aziende sanitarie, Asm e Asp, devono tra loro mettersi
d’accordo sulle procedure di liquidazione delle fatture. Fino a novembre tutto
era in regola poi l’Asm ci ha detto con una missiva che dovevamo interrompere
il servizio, cosa che non abbiamo fatto per garantire il diritto alla salute
dei nostri utenti i quali avevano una tabella di marcia delle prestazioni
sanitarie da seguire e noi li abbiamo garantito il servizio fino all’ultima
seduta. Inoltre i pazienti sono stati messi al corrente solo a gennaio della
soppressione del servizio. Credo che dietro questa manovra ci sia la volontà
dell’Asm di indirizzare gli utenti verso altre strutture o cooperative sociali
ma non sanitarie della sua provincia che da quello che ci risulta non sarebbero
nemmeno accreditate dalla Regione Basilicata per questo tipo di servizio, come
lo siamo noi. Si tratta di uno “scontro” territoriale inconcepibile su cui a
rimetterci sono i pazienti. Viene così negato loro il diritto di scegliere dove
effettuare la riabilitazione, con l’aggravante che in caso di emigrazione
sanitaria la Regione rimborsa le spese, alla faccia della crisi e dei tagli. In
realtà le risorse ci sono e non vengono spese con oculatezza”.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della
Basilicata)
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