POLICORO – Venerdì 27 gennaio anche la città jonica ha celebrato il “Giorno della Memoria” nella biblioteca “Massimo Rinaldi” grazie alla sensibilità dell’associazione presidio del libro “Magna Grecia” e della locale sezione della Fidapa. Insieme hanno organizzato l’evento: “Shoah, suoni, domande, storie, parole”. La padrona di casa, Angela Delia, direttrice del polo culturale, ha ricordato che c’è una legge nazionale del 2000 istitutiva della giornata della memoria, il 27 gennaio, giorno in cui furono abbattuti i cancelli di Auschwitz nel secondo dopoguerra e luogo simbolo della deportazione degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Una testimonianza è stata portata da Angelo Vozza, il cui padre è stato ufficiale dell’esercito italiano del genio civile: un ingegnere impegnato nella costruzione di ponti tra la Croazia e Fiume. Vozza ha ricordato l’episodio in cui il padre, che viveva insieme alla sua famiglia viveva per motivi di lavoro in un albergo di Venezia, un giorno tra il 1944-1945 aiutò l’ebreo Brill, nascosto nell’attività commerciale, a fuggire dalla finestra dopo l’irruzione dei soldati tedeschi alla ricerca di ebrei. E dopo lo scampato pericolo venne curato da un medico, delle ferite causate durante la fuga, e poi definitivamente salvato da un altro professionista dell’epoca, un architetto, amico di Vozza. La professoressa Maria Caterina Bruni di Matera, ha messo sotto la lente di ingrandimento la valenza di giornate come quella del 27 gennaio che assume il significato della: “Volontà di affermare le ragioni della vita fisica e spirituale sulla morte, sopraffazione e la violenza contro ogni forma di totalitarismo e persecuzione”. Secondo la docente di lettere tanti sono stati gli esponenti della letteratura italiana che hanno condannato l’Olocausto nei loro versi: Ungaretti, Saba, Montale, Pavese e la corrente di pensiero del Neorealismo. “Oggi più che mai –continua la Bruni- si sente la necessità di non dimenticare quanti non hanno conosciuto la libertà e sono stati vittime di discriminazioni. A distanza però di 60 anni rigurgiti di negazionismo ci sono in vari Paesi del mondo anche tra quelli più industriallizati come il Giappone, la stessa Italia, Usa, Francia, Svezia, Ungheria, i cui focolai di protesta sono accesi anche dalla crisi economica che ci sta attraversando. Speriamo che giornate come quella odierna (27 gennaio ndr) in futuro non servano più anche se ho l’impressione che non sarà così perché non vedo le nuove generazioni attente a questi temi”. Durante la serata sono stati letti, da parte di giovani studenti, passi tratti da diversi libri, tra cui anche quelli di Primo Levi “Se questo è un uomo”; mentre Federica Calculli al piano ha musicato uno sketch del film: “La vita è bella”. Maria Lovito, presidentessa della Fidapa, nel suo saluto ha sottolineato la brutalità di ogni forma di discriminazione.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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