sabato 21 gennaio 2012

«18 anni al killer di Mitidieri»

«La volontà di uccidere si desume dal fatto che la coltellata, l’unica che attinto la vittima era rivolta al cuore». Per questo, ma in considerazione anche di una serie di circostanze attenuanti, la pena più adeguata per Antonio Francese, all’epoca appena maggiorenne, è un’altra vita da scontare dietro le sbarre, prima di fare ritorno in mezzo alla gente. Ha chiesto una condanna a 18 anni di reclusione nei giorni scorsi il pm Rosanna De Fraia per l’omicida di Francesco Mitidieri. Ha ripercorso per filo e per segno tutti gli elementi raccolti dagli investigatori da quella maledetta notte del 7 maggio 2005, quando il giovane operaio 23enne di Policoro morì per una coltellata al cuore, sferratagli durante una mega rissa, scoppiata davanti a un noto discopub di Policoro. Tutto sarebbe scaturito, come spesso accade in questi casi per “futili motivi”: lo sguardo troppo insistente di uno di tre ragazzi calabresi di Cassano allo Jonio (Cs) a una ragazza che faceva parte della comitiva di Mitidieri. Di lì in pochi minuti si sarebbe scatenato un inferno, una mega rissa con circa 200 persone implicate a vario titolo e solo in parte identificate dai carabinieri. Tra di loro anche diversi pregiudicati. Sono passati quasi sette anni da quel dramma, che scosse profondamente l'intera città jonica. Francesco aveva solo 23 anni e, stando alla ricostruzione dei fatti avvalorata davanti ai giudici da numerosi testimoni sarebbe morto per difendere un amico disabile, incappato per primo nella rissa per difendere la sua ragazza dalle attenzioni di quei tre forestieri. «Francesco era più di un amico per me: un fratello». Ha raccontato dalla sedia a rotelle Gianfranco Prillo. L’imputato si sarebbe preso gioco di lui, continuando a insultare la ragazza rivolgendole
frasi del tipo: «Guarda a quella che sta con l’handicappato, sai io cosa le farei?» Allontanato una prima volta si sarebbe fatto sotto di nuovo afferrandolo per il bavero, fino all’intervento di Francesco Mitidieri, e altri amici di Policoro, che lo avrebbero allontanato portandolo verso il parcheggio
dall'altro lato della strada. Lì all'inizio la situazione sarebbe tornata alla calma, per precipitare di nuovo. «E' venuto verso di me - ha raccontato Prillo - E’ successo il finimondo. Mi ero avvicinato, e l’ho visto venirmi incontro con le braccia tese lungo il corpo come un burattino, come se cercasse di nascondere le mani dietro i polsi. Non ho visto il coltello. Ha dato una spallata alla mia ragazza, poi con la mano destra mi ha afferrato il collo, e con la sinistra mi ha colpito alla pancia facendomi cadere all'indietro dalla carrozzina. Poi si è buttato sugli altri. I miei amici mi hanno rimesso sulla carrozzella, e Francesco è andato da lui per cercare di calmarlo. C’era gente che arrivava con le bottiglie in mano, risse che si accendevano dappertutto, anche tra persone che non c’entravano niente. Francese (Prillo lo ha indicato in aula diverse volte) dimenava le braccia e tirava calci. Ho visto gente allontanarsi ferita. Uno che si teneva la maglia schiacciata sul collo, su una ferita. Pensavo a una bottigliata. Poi la folla si è aperta e ho visto Francese e il mio amico Francesco di fronte a lui, che cadeva a terra. Si lamentava, ma pensavo ancora a una bottiglia in testa». Anche Prillo sarebbe stato accoltellato, ma se ne sarebbe accorto solo in caserma dai carabinieri perchè insensibile sul basso ventre. Il pm ha chiesto una condanna anche per tre ragazzi di Policoro accusati di aver partecipato alla rissa: Nicola Mitidieri, Christian e Marco Lauria. Per la prossima udienza è prevista la discussione delle parti civili e della difesa di Francese. Poi verrà il momento della decisione.


Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

Nessun commento:

Posta un commento