POLICORO – Una tragedia sfiorata quella di sabato sera nel centro jonico. Nel momento in cui scriviamo F.G. classe ‘53 è ricoverato nel reparto di rianimazione del nosocomio “Giovanni Paolo II” in prognosi riservata dopo che nella serata del 7 gennaio è stato operato all’addome dal Prof. Sassone. L’operazione è andata bene chirurgicamente solo che l’uomo è stato spostato di reparto, in rianimazione, e le cui condizioni sono ancora gravi per il colpo di fucile, carabina, che gli avrebbe spappolato l’addome. All’origine del ricovero c’è stato un tentativo di suicidio. Sembra che l’uomo già da giorni stava attraversando un momento difficile della propria vita dopo aver appreso che dal 2013 entrano in vigore le norme che innalzano automaticamente età e quote per andare in pensione in base all'allungamento dell'aspettativa di vita. I nuovi requisiti saranno stabiliti dopo la verifica degli effettivi andamenti demografici; per ora si adottano quelli ipotizzati nella relazione tecnica alla legge 214/2011, meglio conosciuta come decreto “Salva-Italia” del Governo Monti. L’esasperazione giorno dopo giorno gli aveva fatto meditate, con lucidità, il gesto estremo che è avvenuto quando nella propria palazzina di contrada Madonnella, periferia Nord di Policoro, ha aspettato che non ci fosse nessuno in casa, né la moglie né la figlia –che vive a Bologna insieme alla sorella-, per spararsi. Dopo aver sentito il colpo di fucile i familiari che abitano in una casa colonica adiacente sono subito intervenuti sul posto e hanno avvisato le forze dell’ordine, in particolare la Polizia di Stato di Scanzano, che sono accorse sul posto insieme ad un’autolettiga del 118. Nessuno si aspettava un gesto del genere poiché chi conosce F.G. lo descrive come una persona mite, buona, tutta dedita al lavoro e alla famiglia. In giro lo si vedeva poco e nella sua vita ha sempre lavorato nel settore dell’edilizia prima come dipendente della Sjlca prefabbricati del gruppo Massocchi e dopo il suo fallimento finanziario insieme ad altri ex dipendenti aveva fondato una cooperativa per rilevarne l’attività. Nel 2014 aveva previsto di andare in quiescenza e godersi la pensione anche perché negli ultimi tempi la crisi economica mondiale non aveva tralasciato nemmeno il suo settore. Così preso dall’ansia di non essere più ricollocabile, lavorativamente parlando, in caso di chiusura della cooperativa, e nello stesso tempo con una pensione più cara e più lontana, per evitare così di ingrossare le liste di disoccupazione sempre più lunghe aveva deciso di farla finita. Un dramma sociale che vede tante famiglie italiane alle prese con gravi difficoltà di sopravvivenza.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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