Dopo la sua abolizione ad un pensionato è stato chiesto il pagamento per i fabbricati urbani. Gentile (Mac): “Non pagate”
POLICORO – Cinque anni fa circa finiva la battaglia personale di Alessandro Gentile e del suo comitato nei confronti del Consorzio di bonifica Bradano Metaponto (CbBM) per la richiesta ai contribuenti proprietari di fabbricati siti in area urbana del famigerato tributo 660. Quando venne abolito dal Consiglio regionale di allora gridò: “giustizia è fatta!” contro questo balzello di quasi un secolo di vita che vide, fino a cinque anni fa, politici e cittadini in maniera trasversale unirsi per chiederne l’annullamento in quanto non c’era da bonificare più nulla nei centri abitati. Finita quella battaglia Gentile non si è ritirato a vita privata a godersi la pensione, ma continua imperterrito ad essere il paladino del contribuente contro le richieste di dazioni con “minacce” di pignoramenti da parte dell’agente della riscossione, ieri Ritrimat oggi Equitalia Spa, e di fermo amministrativo dell’automobile. Ecco dunque che il 23 luglio scorso un pensionato di Policoro, N.G., si è visto recapitare il pagamento del tributo, tra l’altro molto generico e senza il codice, ma relativo sempre al 660: “La devono smettere –commenta Gentile- di intimorire la gente e ritornare alla carica sempre per lo stesso motivo. I fabbricati non pagano il 660 e a supporto di questa tesi ci sono sentenze sterminate di tutti i tribunali d’Italia. Oltretutto non esiste nessuna convenzione tra CbBM ed Equitalia che permette a quest’ultima il soddisfacimento di un’obbligazione tributaria poiché i Consorzi non sono Enti statali. Ricordo come negli anni scorsi c’è scappato anche il morto quando si sono presentati a casa di un onesto cittadino minacciandolo che i sui beni sarebbero stati pignorati e messi all’asta! Questa volta il giochetto si è ripetuto nei confronti di un pensionato di Policoro che ha dovuto pagare per paura che gli pignorassero 1/5 della sua pensione. E infatti successivamente Equitalia S.p.A. ha inviato allo stesso un atto di rinuncia al pignoramento dopo il soddisfacimento del relativo “onere”. Tuttavia davanti a questo macroscopico errore Gentile è nuovamente sceso in campo sfidando tutti i potenziali creditori a giustificare questa pretesa tributaria illegittima di fatto e di diritto perché la bonifica delle aree urbane è stata già fatta ai tempi del Signore, come si evince dalla ricca storiografia che può essere utilizzata per una interessante tesi di laurea per smentire anche accademicamente chi si accanisce contro i proprietari di immobili urbani. Può sembrare una coincidenza strana con il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti dell’Ente questa corsa a fare cassa a tutti i costi.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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