POLICORO – Chi l’ha detto che i liberali sono solo a Destra? Enrico Morando, parlamentare di lungo corso ora del Pd e prima ancora militate di Sinistra è da sempre impegnato politicamente sul fronte del riformismo economico e sociale. Tanto da aver presentato il suo libro venerdì 29 aprile nella sala parrocchiale della Chiesa Madre di piazza Eraclea dal titolo: “Riformisti e comunisti? Dal Pci al Pd”. Il Senatore campano ho ricostruito muniziosamente la storia politica della “Seconda Repubblica” partendo dal Governo tecnico di Ciampi del ’93 dove il Pds era in maggioranza, poi diede l’appoggio esterno dopo che il parlamento rigettò le richieste di autorizzazione a procedere nei confronti di alcuni onorevoli nel periodo di Mani Pulite. “Se ci fossimo presentati con quella maggioranza –afferma Morando- alle elezioni del ’94 le avremmo vinte noi. Perché nell’Esecutivo Ciampi c’era il giusto mix tra la cultura della Sinistra e il mondo cattolico. Anzi c’erano le condizioni a mio avviso per impugnare la bandiera del riformismo e della rivoluzione liberale se a guidare il centro sinistra in quegli anni ci fosse stato il liberale Mario Segni. Invece si preferì metter su la “gioiosa macchina da guerra” di Sinistra abbandonando gli eredi della Dc costringendoli a creare un’altra aggregazione di Centro e, cosa ancora più grave, lasciando a Berlusconi e alla sua coalizione la bandiera del liberalismo italiano. Un secondo errore –continua Morando- fu quello di non aver capito bene l’allora sistema elettorale a turno secco. Infatti nella strategia di Achille Occhetto, leader del Pds, c’era quello di un’alleanza con Segni dopo le elezioni come si faceva con la vecchia legge elettorale proporzionale. Solo per Berlusconi fu più abile anche sotto questo aspetto e sappiamo come andò a finire”. Morando poi è andato anche un po’ più a ritroso nel tempo: “Uno snodo importante del nostro sistema politico fu il 1989 con il crollo del Muro di Berlino. In tutti i Paesi a socialismo reale il Pci fu sconfitto e lo stesso effetto ci fu anche in Italia. Da quel momento in poi caduta l’ultima ideologia ci si è divisi tra comunisti e anti-comunisti”. Aggiungendo poi come la paura delle scissioni nel partito ha frenato anche chi aveva una visione della società diversa; ma che oggi il Pd è la casa di tutti i riformisti. Tra gli invitati anche il collega di partito e di seggio, Carlo Chiurazzi, il quale ha sostenuto come in questo momento storico c’è bisogno di difendere i diritti della Costituzione e di come il Pd deve avere il coraggio di dialogare e fare sintesi con tutte le culture, salvaguardandone l’identità. Il consigliere regionale Rocco Vita ha rimarcato la sua originalità nell’appartenenza al Psi: “il 1989 con la svolta della Bolognina poteva rappresentare un bivio importante per il futuro politico del centro sinistra, solo che la cultura liberaldemocratica e quella socialdemocratica non si sono mai incontrate. Poi Tangentopoli ha distrutto il Psi e la sua eredità non è stata raccolta dall’allora Pds e nemmeno oggi dal Pd, tanto che si sente la mancanza di un’area laica-socialista nel partito di Bersani”. Infine secondo Piero Di Siena il libro è una ricostruzione storica del sistema politico italiano e nello stesso tempo un’autobiografia del Pci nel quale non bisogna cancellare la memoria e riproporre acriticamente quella storia leggendola in un’ottica di terza via: quella di Tony Blair e Gerard Schroder. Il testo è stato introdotto da Clara Ripoli, candidato sindaco alle comunali del 1997 a Policoro e impegnata attivamente in politica fino a qualche anno fa ricoprendo anche incarichi dirigenziali della Sinistra moderata.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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