Convegno a Montescaglioso per dire no alla
chiusura del caso dei fidanzatin di Policoro
L'associazione culturale “La Piazza”, in
collaborazione con Libera, coordinamento Basilicata, Libera Presidio Pr.
Matera, Comitato “Non archiviamola Giustizia”, Comitato Cittadini Attivi
Bernalda, Comitato Sos Costa Jonica, incontrano Olimpia Fuina Orioli, la mamma
coraggio di Luca, per affiancarla nella richiesta di non archiviare la vicenda
giudiziaria dei Fidanzatini di Policoro. L’intricata e complessa vicenda giudiziaria
è stata discussa, nel corso di un incontro-dibattito a Montescaglioso, presso
il teatro della chiesa di Santa Lucia in via Indipendenza. La storia
giudiziaria di Luca Orioli e Marirosa Andreotta ha avuto inizio il 23marzo 1988,
quando i due ragazzi furono ritrovati morti in casa Andreotta. Le prime
indagini si indirizzarono verso una morte accidentale, dovuta a folgorazione. Ma
dopo un po' di tempo la famiglia Orioli ha messo in evidenza dei dubbi sulle
indagini compiute. In effetti, sono stati compiuti alcuni errori, come ad
esempio quello di non aver effettuato immediatamente l'autopsia. «Nel corso
degli anni -si legge in una nota delle associazioni si sono susseguite
archiviazioni e riaperture delle indagini. Nel 1996 è stata eseguita una prima
autopsia da parte del professor Giancarlo Umani Ronchi, mentre nel 2011 lo
stesso esame è stato compiuto presso l'Istituto di Medicina Legale di Bari. La
famiglia Orioli ha da molto tempo evidenziato che, a suo parere, si tratta di
una morte violenta non dovuta ad un evento accidentale». Nelle ultime settimane
l’ennesima battuta d’arresto con la Procura di Matera, giudice Rosa Bia e
pubblico ministero Rosanna De Fraia, che sta valutando una nuova archiviazione
della vicenda. La famiglia Orioli, attraverso Olimpia Fuina, che nel frattempo ha
perso il marito, chiede che vengano effettuate ulteriori indagini da parte della
Procura per chiarire i tanti dubbi che ancora avvolgono questo caso
giudiziario. Nelle scorse settimane, l’avvocato Francesco Auletta, difensore di
Olimpia, ha depositato una corposa opposizione all’archiviazione, chiedendo
ancora una volta di vederci chiaro su alcuni dettagli scientifici che non tornano,
soprattutto dopo l’ultima autopsia, tornata paradossalmente a confermare l’avvelenamento
da monossido di carbonio, che era stato escluso a più riprese e da più organi
inquirenti. Poi ci sono i misteri, come quello della scomparsa dell’osso ioide
dai poveri resti di Luca (la frattura di questo piccolo osso potrebbe avvalorare
la tesi dello strangolamento), oppure gli abiti di Luca, scomparsi dal loculo dove
la mamma ricordava bene di averli riposti, poi ritrovati in un deposito
dell’università “La Sapienza”ma mai visionati dalla famiglia per il riconoscimento.
Il professor Introna, però, li ha ritenuti di scarso interesse scientifico. Olimpia
ed i suoi consulenti ritengono fossero utili per verificare eventuali tracce di
terzi. Intanto incombe il rischio di un’altra archiviazione.
Fonte
Il Quotidiano
della Basilicata
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