martedì 1 gennaio 2013

Le associazioni con Olimpia


Convegno a Montescaglioso per dire no alla chiusura del caso dei fidanzatin di Policoro

L'associazione culturale “La Piazza”, in collaborazione con Libera, coordinamento Basilicata, Libera Presidio Pr. Matera, Comitato “Non archiviamola Giustizia”, Comitato Cittadini Attivi Bernalda, Comitato Sos Costa Jonica, incontrano Olimpia Fuina Orioli, la mamma coraggio di Luca, per affiancarla nella richiesta di non archiviare la vicenda giudiziaria dei Fidanzatini di Policoro. L’intricata e complessa vicenda giudiziaria è stata discussa, nel corso di un incontro-dibattito a Montescaglioso, presso il teatro della chiesa di Santa Lucia in via Indipendenza. La storia giudiziaria di Luca Orioli e Marirosa Andreotta ha avuto inizio il 23marzo 1988, quando i due ragazzi furono ritrovati morti in casa Andreotta. Le prime indagini si indirizzarono verso una morte accidentale, dovuta a folgorazione. Ma dopo un po' di tempo la famiglia Orioli ha messo in evidenza dei dubbi sulle indagini compiute. In effetti, sono stati compiuti alcuni errori, come ad esempio quello di non aver effettuato immediatamente l'autopsia. «Nel corso degli anni -si legge in una nota delle associazioni si sono susseguite archiviazioni e riaperture delle indagini. Nel 1996 è stata eseguita una prima autopsia da parte del professor Giancarlo Umani Ronchi, mentre nel 2011 lo stesso esame è stato compiuto presso l'Istituto di Medicina Legale di Bari. La famiglia Orioli ha da molto tempo evidenziato che, a suo parere, si tratta di una morte violenta non dovuta ad un evento accidentale». Nelle ultime settimane l’ennesima battuta d’arresto con la Procura di Matera, giudice Rosa Bia e pubblico ministero Rosanna De Fraia, che sta valutando una nuova archiviazione della vicenda. La famiglia Orioli, attraverso Olimpia Fuina, che nel frattempo ha perso il marito, chiede che vengano effettuate ulteriori indagini da parte della Procura per chiarire i tanti dubbi che ancora avvolgono questo caso giudiziario. Nelle scorse settimane, l’avvocato Francesco Auletta, difensore di Olimpia, ha depositato una corposa opposizione all’archiviazione, chiedendo ancora una volta di vederci chiaro su alcuni dettagli scientifici che non tornano, soprattutto dopo l’ultima autopsia, tornata paradossalmente a confermare l’avvelenamento da monossido di carbonio, che era stato escluso a più riprese e da più organi inquirenti. Poi ci sono i misteri, come quello della scomparsa dell’osso ioide dai poveri resti di Luca (la frattura di questo piccolo osso potrebbe avvalorare la tesi dello strangolamento), oppure gli abiti di Luca, scomparsi dal loculo dove la mamma ricordava bene di averli riposti, poi ritrovati in un deposito dell’università “La Sapienza”ma mai visionati dalla famiglia per il riconoscimento. Il professor Introna, però, li ha ritenuti di scarso interesse scientifico. Olimpia ed i suoi consulenti ritengono fossero utili per verificare eventuali tracce di terzi. Intanto incombe il rischio di un’altra archiviazione.

Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

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