POLICORO - Non c'è stato alcun abuso, né truffa ai danni dello Stato, perché la società “Marinagri”, che sta realizzando il mega porto di Policoro, ha operato nel pieno rispetto dell'iter normativo per il percepimento dei fondi del Contratto di programma. Il Comune di Policoro, nelle persone del sindaco, Nicola Lopatriello, e del dirigente del terzo settore, Felice Viceconte, ha agito per il solo interesse pubblico, viste le positive ricadute dell'investimento sul territorio. Queste, in sintesi, le conclusioni del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro,Gabriella Reillo, contenute nella motivazione della sentenza, che l'11 dicembre 2009 ha prosciolto gli indagati Lopatriello e Viceconte, insieme con Vincenzo Vitale, presidente di “Marinagri Spa”,“Ittica Valdagri Spa” e società controllate, nonché Marco Vitale, rappresentante legale della Et&M Srl, direttore e progettista del Centro turistico ecologico integrato “Marinagri”. Una sentenza che ha, di fatto, ordinato il dissequestro del cantiere rimasto paralizzato per mesi. Il dispositivo è stato notificato venerdì 11 giugno alle parti. Lopatriello e Viceconte erano indagati per aver concesso e avallato una serie di atti amministrativi, alcuni dei quali ratificati anche in consiglio comunale, che secondo l'accusa avrebbero prefigurato abusi e irregolarità, in quanto difformi da quanto indicato nel Piano particolareggiato esecutivo “Foce Agri”, con la contestuale variazione di destinazione d'uso di alcuni comparti previsti nell'investimento. Il giudice ha escluso ogni ipotesi di reato, ricostruendo minuziosamente l'iter e le interlocuzioni tra la società e il Comune di Policoro, ma anche con il Ministero e la banca incaricata di erogare il cospicuo finanziamento di oltre venti milioni di euro. Il Gip esclude il reato di abuso edilizio, di cui gli indagati erano accusati in concorso tra loro, “dovendosi ritenere -si legge nella sentenza- che l'attività edilizia per la realizzazione del Centro turistico Marinagri è stata posta in essere in presenza di permessi a costruire e Dia (Dichiarazione di impatto ambientale ndr) legittimi ed efficaci”. A proposito dell'accusa di truffa, che si sarebbe perpetrata attraverso atti amministrativi illegittimi e false attestazioni per indurre in errore il Ministero e la banca erogatrice, quindi in danno dello Stato, il giudice è partito dalla richiesta di Vitale al Comune di variare la destinazione di uso di alcuni comparti da “turistico alberghiero” a “ricettivo alberghiero”. In pratica al posto della dicitura villaggio, era comparsa quella di albergo, “ma -scrive il giudice- in sostanza la consistenza dell'intervento non mutava”. Un apparente manovra, secondo l'accusa, finalizzata a far ricadere l'intero investimento nel territorio comunale di Policoro, e non in parte in quello di Scanzano, dove era sorta una polemica con l'allora sindaco, Mario Altieri. Il giudice scrive chiaramente che l'operato di Lopatriello e Viceconte non “era mosso da interessi diversi da quelli dettati dalla volontà politica di perseguire un progetto ritenuto valido per il territorio […] La condotta (del sindaco e del dirigente ndr) -scrive il giudice riferendosi a un'attestazione di cantierabilità dell'opera, firmata da Lopatriello nel 2001- sotto il profilo giuridico avrebbe potuto integrare il reato di falso, che però risulterebbe estinto per intervenuta prescrizione, escludendo quello di truffa, perchè l'attestazione non ha prodotto alcuna induzione in errore del Ministero competente e della Banca convenzionata”. Insomma, secondo il Gip di Catanzaro, “i fatti non sussistono”.
Fonte il Quotidiano della Basilicata
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