POLICORO – Al Lido “Sirena” del centro jonico
nella mattinata del 10 agosto alcune associazioni ambientaliste hanno
riproposto per il quarto anno di seguito la: “Catena umana” per difendere
l’acqua e il mare dalle trivellazioni petrolifere. Ad aprire la catena umana
2014 sulla spiaggia di Policoro ci hanno pensato due papà con i figli sulle
spalle con la bandiera “No Triv”. Circa 8000 i partecipanti grazie alla
giornata calda e soleggiata, secondo le stime degli organizzatori. “E’ stata
una grande giornata, -affermano gli organizzatori- in quanto abbiamo avuto il
contributo particolare che ci è arrivato da persone splendide di un gruppo
composto di diversamente abili ospitati nel circolo Aquarius. A vigilare sulla
catena umana come sentinelle quest’anno abbiamo avuto i life guard del gruppo
della motonautica di Policoro che quest’anno oltre a vigilare e salvare vite
umane dall’acqua hanno dato il proprio contributo per salvare l’acqua, il mare
e il futuro di questa terra. Ringraziamo il circolo velico lucano, sempre
presente dalla I edizione alla nostra catena umana, l’amministrazione di Crac,
l'associazione dei radicali lucani, i comitati No Fenice di Venosa e i No
Rifiuto di Senise. Vogliamo poi ringraziare uno per uno tutti i partecipanti
che anche quest’anno hanno dato il proprio apporto e che hanno manifestato la
propria contrarietà a qualsiasi trivellazione petrolifera che possa mettere in
pericolo le acque lucane che dissetano due regioni e tutto un futuro di
sviluppo economico legato al mare, alla natura, agli ecosistemi e
all’archeologia. Oltre all’acqua quest’anno vogliamo difendere anche i
diritti previsti dalla Costituzione. Mentre sulle comunità locali cadono come
un macigno gli ultimi emendamenti del
Senato sulla riforma del titolo V della costituzione che toglieranno potere
decisionale a Regioni e Comuni in materia di turismo ed energia, le comunità e
i cittadini dicono ancora NO a scelte imposte dall’alto. Spetta alle comunità
decidere del proprio futuro e non di certo ai Governi che praticano politiche
fossili su economie rinnovabili e sostenibili come quelle da sempre praticate
nelle valli lucane e sul mar Jonio. E’ nel diritto delle comunità locali
scegliere il proprio futuro e autodeterminarsi. Le massicce trivellazioni
petrolifere previste dal governo Renzi in terra e mare e avvallate in parte
dalla Regione Basilicata non
risolveranno il problema energetico nazionale, non produrranno pil sostenibile
nel tempo che non garantirà entrate fiscali al governo allo stesso modo di come
agricoltura, agroalimentare, turismo e industria (che esiste solo se c’è acqua)
possono produrre. Attività che
diversamente sarebbero danneggiate dai processi molto impattanti della filiera
petrolifera. Il petrolio si estrae solo
se ci sono prima le condizioni ambientali e poi quelle economiche. La
riserva strategica nazionale degli appennini che il governo deve tutelare e
utilizzare per lo sviluppo è l’acqua e non il petrolio, gli appennini
forniscono acqua a tutto il meridione ed è rischioso trivellare le aree delle sorgenti lucane e irpine. Come comitati cittadini continueremo a
difenderci da leggi ingiuste votate anche da parlamentari che dicono di volere
lo sviluppo del meridione, ma che in realtà favoriscono lo sfruttamento degli
ecosistemi per una economia fossile da tutti i punti di vista. Non è escluso in
futuro insieme a tutte le altre forze sociali del paese, il ricorso al
referendum contro la riforma del titolo V della costituzione qualora dovesse definitivamente
passare. La nostra catena umana produce energia senza ricorrere al fossile, è
l’energia della conoscenza e dell’impegno comune nel fare scelte sostenibili
per il proprio futuro”.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)
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