domenica 25 dicembre 2011

Addio Crotone-Milano. Un pezzo di storia cancellato nei 150 anni di Unità d’Italia

POLICORO – Nei 150 anni di Unità d’Italia Trenitalia sopprime i treni di lunga percorrenza. Quelli, come il Crotone-Milano, che attraversavano in lungo a largo la Penisola facendola conoscere agli italiani. Quanti viaggi si sono sobbarcati: amici, parenti, militari, lavoratori e innamorati per andare in cerca di fortuna, lavorativa e non. Quante notti insonni hanno passato e quante stazioni hanno visto. Già perché il viaggio in treno ha il suo fascino: si trovano persone di tutti i ceti sociali e si fa amicizia facilmente condividendo uno scompartimento, raccontando storie personali o discutendo di temi d’attualità. E anche se a volte si sono verificati furti o altri episodi spiacevoli su uno dei treni a più lunga percorrenza d’Italia, fa parte del gioco. Quando ci si appisolava si veniva svegliati dalla fermata in una delle tantissime stazioni italiane, fino al centro Italia erano più quelli che salivano, e ci si stropicciavano gli occhi esclamando: dove siamo! In dodici ore e più di viaggio erano tanti i pensieri che passavano per la nostra mente proprio come i paesi e le città toccate da questo treno che ha fatto lo storia d’Italia: l’opulento Nord è diventato tale per la presenza di braccia e menti meridionali. Di quelli che la sera partivano da Crotone e arrivavano il giorno dopo nella città meneghina dove la giornata lavorativa alle 10:00 era già a metà. E Trenitalia giustifica i tagli dei treni a lunga percorrenza con nuovi servizi: autobus ed aerei, dimenticando che non sono la stessa cosa. Il primo si ferma solo in pochi centri, il secondo da nessuna parte. E intanto un pezzo di storia vera viene cancellato. Peccato nei 150 anni di Unità d’Italia. Ma per Policoro lo smacco è doppio. Proprio di recente si ammodernava la linea ferroviaria Metaponto-Sibari dove, nel territorio della città jonica, un operaio perse la vita schiacciato da una grossa locomotrice. Con lui se n’è andata, a distanza di pochi mesi, anche la speranza di un Paese più moderno. Peccato.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

Nessun commento:

Posta un commento