giovedì 8 settembre 2011

Botta e risposta a distanza tra vescovo e sindaco sulla nomina di don Antonio Mauri

POLICORO - Da pochi giorni don Antonio Mauri, parroco anche della Chiesa San Francesco di via Lido a Policoro, ha preso il posto del 79enne don Carlo Ferrarotti, a riposo per sopraggiunti limiti di età, dall'incarico di parroco della Chiesa Madre di Policoro. Questo avvicendamento non ha fatto fare salti di gioia al sindaco, Nicola Lopatriello, che accusa don Antonio «di averlo attaccato in qualche omelia». Sulla vicenda è intervenuto il vescovo della Diocesi di Tursi-Lagonegro, monsignor Francesco Nolè, che “richiama tutti al buon senso”. «Premetto -scrive Sua Eccellenza in una nota- che non è mio stile rispondere a un rappresentante delle istituzioni attraverso i mezzi di comunicazione; infatti, speravo che dopo le prime rimostranze perentorie e poco rispettose verso chi ha il diritto-dovere di provvedere ai trasferimenti e alle nomine dei parroci, sopportate e comprese come segno del troppo bene che si vuole a don Carlo, si rientrasse nella normale dialettica istituzionale per chiarire e superare i possibili equivoci o fraintendimenti. Purtroppo –ha continuato il vescovo- così non è stato, e dopo le offese e le accuse pubbliche a don Antonio Mauri, sono costretto a rispondere con gli stessi mezzi, per ristabilire la verità e richiamare tutti al buon senso. Don Carlo, rispettoso della norma canonica che invita i vescovi e i parroci a rassegnare le dimissioni al compimento del 75° anno di età, il 30 maggio 2007 ha consegnato le dimissioni nelle
mie mani. Contemporaneamente l'ho pregato di continuare fino a che la salute e le situazioni personali e diocesane lo consentivano. Dopo 4 anni e alla soglia degli 80 anni, ho ritenuto opportuno, con il suo consenso, accogliere le dimissioni e nominare Parroco don Antonio Mauri, responsabile della Zona jonica, già collaboratore curiale dei miei predecessori. Questi i fatti. Il resto poteva essere chiarito con il buon senso e il reciproco rispetto tra i rappresentanti delle due istituzioni, Comune e Diocesi, in dialogo costruttivo e rispettoso delle persone e delle stesse Istituzioni. Infatti, fino ad oggi, non ho ricevuto nessuna richiesta di chiarimento e nessuna lettera in proposito, ma solo chiasso mediatico. Intanto voglio assicurare i fedeli di Policoro che il nuovo parroco non è comunista e non“porta avanti ideali che non hanno niente a che fare con la Chiesa”, come falsamente affermato, ma vive e opera in piena comunione con il vescovo, il presbiterio e gli insegnamenti della Chiesa, come ogni buon sacerdote di Cristo si sforza di fare! Se poi vogliamo giudicare l'altro con il metro della concordanza con le nostre idee, per cui se siamo di destra l'altro è comunista, se siamo di sinistra l'altro è fascista, allora vien meno non solo la libertà di pensiero e il rispetto della persona, ma addirittura la stessa sopravvivenza della democrazia. Ancora una volta il buon senso dovrebbe spingere anzitutto noi che siamo chiamati a servire il bene comune, le persone a noi affidate e le istituzioni che pro tempore rappresentiamo, a dialogare, a collaborare e a rispettare i compiti e le funzioni che leggi ci indicano, nel pieno rispetto della reciproca autonomia e nella massima collaborazione per la crescita spirituale, sociale e civile della comunità che siamo chiamati a servire. Chiedo a tutti -ha concluso Nolè -maggiore carità, preghiera più intensa, tanta prudenza e grande senso di responsabilità, per non ricadere in situazioni di insopportabile disagio che hanno il solo scopo di rallentare il cammino della Chiesa e della società civile di Policoro, che reclamano di spendere le nostre energie per cause migliori». Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Policoro che ripunta il dito verso don Antonio: «Soltanto chiasso mediatico –ha esordito Lopatriello non ho mai detto che don Antonio Mauri è un comunista perché non conosco le sue idee politiche e non mi interessano. Ho soltanto affermato, e oggi lo rimarco, che in qualche omelia nella chiesa di San Francesco ha attaccato l'Amministrazione comunale e il sottoscritto andando oltre le sue funzioni di sacerdote e pastore delle anime comportandosi da militante di una parte politica. Se ha qualcosa da dire sono a disposizione per ogni tipo di chiarimento come ho sempre fatto e faccio da quando sono sindaco di questa città. Non è giusto -lamenta- confondere i ruoli e utilizzarli non nell'interesse della comunità, nel mio caso in qualità di istituzione laica qual è il Comune e nel suo di istituzione religiosa in qualità di sacerdote di una parrocchia, ma per fini strettamente personali. E'giusto che nessuno esca fuori dal seminato delle proprie competenze, almeno in pubblico, e ci si limiti alla propria missione. Sulla vicenda di don Carlo ho raccolto alcune rimostranze di fedeli della chiesa Maria SS del Ponte, i quali mi chiedevano e mi chiedono di sollecitare la Curia affinché il parroco storico della chiesa di piazza Eraclea possa continuare a svolgere tale funzione fino a quando la salute glielo consente. Ora, dopo la sua surroga, gli è stato tolto anche l'appartamento della canonica, dove poteva continuare a vivere in comunione spirituale con se stesso e con i fedeli che sentiranno la sua mancanza. Nel frattempo don Antonio anche nella giornata di lunedì ha continuato ad attaccare alcuni amministratori, e mi auguro che il vescovo faccia sentire la sua voce per mettere fine a questa polemica partita da un sacerdote della sua Diocesi, altrimenti sarò costretto a rispondere per le rime».

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fonte (il Quotidiano della Basilicata)
Pierantonio Lutrelli

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