sabato 22 maggio 2010

Operatori socio sanitari: il 30 giugno scade il contratto. Per molti di loro non sarà rinnovato

POLICORO – Anagrammando OSS (Operatore socio sanitario) in SOS c’è veramente una bella differenza. In negativo. Di quelle che di questi periodi fanno venire i brividi e chiedere aiuto, appunto. Anziché prestare soccorso, chiedono soccorso. Sono i precari dell’Asm (Azienda sanitaria di Matera) che a fine giugno dovrebbero (speriamo di no!) terminare la loro esperienza presso i tre nosocomi dell’ex Asl 5, oggi Asm: Policoro, Tinchi e Stigliano. Molti di loro il 30 giugno perderanno il posto di lavoro se il contratto da precari non sarà rinnovato. La graduatoria è del dicembre del 2008 e vennero assunti a tempo indeterminato 108 dipendenti nel febbraio 2009. Poi la riforma del servizio sanitario regionale ha portato a scorrere la graduatoria portando nuove forze fresche negli ospedali lucani post riforma, con contratti a tempo però. Dopo un anno, febbraio 2009-febbraio 2010, il contratto è stato loro rinnovato fino al 30 giugno, ma dopo tale data l’Asm si è chiusa in un religioso silenzio facendo retromarcia sulle rassicurazioni date a questi precari, nel primo contratto, che nel frattempo hanno, per chi ce l’aveva, lasciato il lavoro sicuro e si sono trasferiti nelle località o paesi vicini per lavorare negli ospedali di riferimento. Ma la cosa che lascia perplessi, almeno a sentire le persone interessate, e che dopo giugno ci sarà un tour over negli ospedali. Insomma manderanno a casa questi precari per prenderne altri e allungare così la schiera di chi ambisce ad essere stabilizzato standoci già dentro, magari continuando con qualche altro anno di precariato. E invece per oliare la macchina politica si tiene sulla graticola decine e decine di persone (voti!) per poi sperare nella benedizione del politico di turno che dovrà sceglierne solo 24 secondo i bene informati. Infatti agli Oss sarebbe stato detto prima: aspettiamo l’esito delle regionali e poi vediamo. In un secondo momento: aspettiamo il nuovo assessore alla Sanità e in un terzo il nuovo Direttore generale del Dipartimento regionale. Una volta che la quadra è stata trovata, sempre secondo questi operatori sanitari, l’Asm non ci ha pensato due volte a lanciare l’ultimatum del 30 giugno come giorno ultimo di servizio almeno presso i tre ospedali dell’ex Asl 5. La scusa dei tagli non reggerebbe poiché chi esce sarà sostituito da chi entra e dunque i conti economici tornano e forse anche quelli politici. Ma vale la pena speculare sulla pelle di onesti lavoratori che per 1000,00 lorde socialmente, tolto il fitto della casa e spese varie, rimane ben poco per poter campare. Ma la rabbia aumenta se pensiamo che qualcuno di loro aveva progettato anche di sposarsi e che ora dovrà rivedere in peggio i suoi progetti. Non è la prima volta, almeno all’ospedale di Policoro papa “Giovanni Paolo II”, che una situazione del genere si verifica, perché già un paio di anni addietro era toccato ad altri precari protestare contro l’azienda di riferimento che aveva dato il benservito e sostituito da altri non facendoli così arrivare ai tre anni consecutivi necessari per la stabilizzazione. Ora il problema si ripresenta allo stesso modo. Alimentare false aspettative non è corretto, e se c’è la possibilità di potenziare la pianta organica che lo si faccia arruolando chi ha i requisiti e subito dando così certezze. Oltretutto sembrerebbe, sempre a parere degli Oss precari, che la Regione sia pronta a bandire l’ennesimo corso per altri concorsi per la stessa mansione: 5° livello categoria B/9 del contratto collettivo nazionale di categoria, annullando la graduatoria del 2008. Al danno la beffa. Non è certo un bel momento per la sanità del centro jonico: prima la chiusura del reparto di fisioterapia; poi quello possibile del servizio del 118 da trasferire a Tinchi e ora la paventata (speriamo di no!) perdita del posto di lavoro per molte unità lavorative. E’ ancora fresca in noi la vicenda dell’infermiera napoletana che l’altro giorno si è tolta la vita per il ritardato pagamento dello stipendio svenandosi con 150 milliletri di sangue al giorno all’ospedale San Paolo. Queste scene nessuno le vorrebbe rivedere.

Gabriele Elia
(il Quotidiano della Basilicata)

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