giovedì 8 aprile 2010

Filomena Anita Di Giacomo prima ultra centenaria di Policoro



Guai a chiamarla nonnina! A vederla non sembra proprio un’ ultra centenaria dato che ricorda abbastanza bene molta parte della sua esistenza. Tutta sarebbe impossibile perché un secolo abbondante di vita vissuta sulle spalle sarebbe quasi un’impresa narrarla: “La Grande Guerra ha causato molti morti e distruzione”, ripete con insistenza: “e nel dopoguerra c’era miseria dappertutto. Io dopo la morte prematura di mio marito ho dovuto crescere cinque figli”. E il sei aprile scorso in via Gran San Bernardo 25 c’è stata una grande festa in compagnia anche dei 15 nipoti e dei 21 pronipoti, quasi tutti presenti, per festeggiare Filomena Anita Di Giacomo che ha superarato arzillamente cento anni di vita (101 per la precisione!) ed entrata nel ristretto novero delle centenarie lucane. A Policoro è sicuramente la prima mentre a San Giorgio, paese dove ha vissuto la prima parte della sua vita, qualche coetanea ancora c’è. Ha gestito un tabacchino fino agli anni ’70 prima di trasferirsi nel centro jonico da una delle figlie: “A San Giorgio si sta freschi e a Policoro fa caldo…” racconta diplomaticamente differenziando così i due Comuni senza sbilanciarsi più di tanto dove si è trovata meglio. Però un aneddoto simpatico su San Giorgio se lo ricorda benissimo. E il periodo è sempre quello della Grande Guerra: “L’Italia veniva chiamata la Regina Latina e durante quegli anni a San Giorgio ci nascondevamo nelle grotte per difenderci dagli invasori”, che ella chiama briganti. E lì in quei bunker: “erano le nostre case e cercavamo di non farci mancare nulla per poter sopravvivere: vino, uova, pasta…”, e oggi le grotte di San Giorgio sono diventate un’attrazione turistica per il Basso Sinni, insieme all’aria fresca del Pollino, e luogo dove si conservano le antiche tradizioni di cui Anita Di Giacomo è custode: “giovanotto fino ad un anno fa –continua- ero in grado di fare da sola frizzul’ e rascatell’” e tra un ricordo e un altro canta: “Quando sei partito tu mi hai donato una rosa…, triste e appassita…” motivetto che le ricorda sempre la Grande Guerra, leit motiv della sua vita. A venti anni si è sposata con Salvatore Gerardi e parla di un suo nipote prediletto: “mio nipote è farmacista e prima dell’università ha frequentato il liceo scientifico. Parlo di lui perché il giornalista è come il farmacista: scrive! Per mantenersi in forma bisogna lavorare tanto, mangiare poco e non fare suo di alcol…e fra cent’anni raccontare tante altre cose ancora”. Dodici mesi fa all’Oro Hotel in occasione dei suoi cento anni ci fu una grande festa cittadina; quest’anno invece i festeggiamenti sono avvenuti tra le mura domestiche più riservati. L’anno prossimo chissà…
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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