venerdì 6 luglio 2012

Stop alle scommesse clandestine


POLICORO - Sulla carta erano semplici Internet Point, ma secondo gli agenti
della Guardia di finanza di Policoro raccoglievano quotidianamente volumi importanti di scommesse clandestine, per conto di allibratori esteri, tra l’Austria e l’isola di Malta. Il blitz degli uomini della Compagnia cittadina, coordinati dal comando provinciale di Matera, è scattato giovedì 28; in 48 ore gli agenti hanno posto sotto sequestro due attività in via Agrigento, una in piazza Ripoli a Policoro, e un’altra nei pressi dell’ufficio postale di Scanzano Jonico. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, che hanno avviato una certosina indagine amministrativa culminata nel sequestro preventivo delle attività, i titolari avrebbero utilizzato la licenza legale per il possesso ed il collegamento ad internet delle stazioni informatiche, per raccogliere scommesse illegali nei più svariati ambiti, dallo sport allo svago. Tutto apparentemente regolare, dunque, se non fosse che una legge dello Stato italiano vieta questa attività, senza una specifica autorizzazione. Il gioco e la
scommessa, infatti, rientrano nell’ambito della materia di pubblica sicurezza,
disciplinata da ogni Stato autonomamente, anche in deroga alla normativa europea. Lo scopo è quello di controllare la provenienza del denaro “investito” nelle scommesse, per evitare ad esempio il riciclaggio di proventi illeciti; oltre al risvolto fiscale, perchè chi gestisce e trae profitto dal denaro oggetto di scommesse, deve poi pagare le relative tasse. La Finanziaria 2011 ha previsto una serie di supermulte, da venti a 50mila euro, reclusione da tre a sei anni per chi esercita attività di scommesse, sportive o non sportive senza autorizzazione. La manovra di finanza pubblica, in particolare, ha inasprito le sanzioni già previste dalla legge del 1989 contro le scommesse
clandestine (reclusione da tre mesi a un anno e ammenda di almeno 516 euro per le scommesse illegali su altre competizioni di persone). L'intero articolo 4 della vecchia legge è stato praticamente riscritto. Quindi, chi esercita scommesse senza la prescritta concessione rilasciata dalle Finanze (Monopoli di Stato), è punito con la reclusione da due a cinque anni e la multa da dieci a 30mila euro. Per il momento, il magistrato che coordina le indagini ha autorizzato solo il sequestro preventivo delle attività, finalizzato ad evitare la probabile reiterazione del reato e consentire l’ultimazione degli accertamenti anche sulle apparecchiature informatiche, acquisite come fonti di prova. Nelle prossime settimane, il magistrato potrebbe autorizzare il dissequestro e la riapertura delle attività, oppure accogliere la probabile richiesta di chiusura definitiva del locale, che i Finanzieri hanno la facoltà di chiedere, sempre in linea con la recente normativa sulle scommesse clandestine. Un’operazione destinata a fare rumore sulla fascia jonica, dove da anni lavorano decine di Internet point, che ora potrebbero essere oggetto
di controlli approfonditi e “visite” della Guardia di finanza. Sullo sfondo resta una riflessione: in tempi di vacche magre, anche in Basilicata c’è ancora chi riesce ad investire i propri guadagni nell’illusione di moltiplicarli con le scommesse.

Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

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