sabato 21 luglio 2012

Progetto Policoro, in sedici anni 400 nuove attività


POLICORO- Oltre 400 attività imprenditoriali avviate in sedici anni. È questo uno dei dati più significativi del Progetto Policoro, promosso nel 1995 dai vescovi italiani
proprio dalla città del Metapontino, per favorire lo sviluppo del lavoro giovanile, soprattutto al Sud. Il Messaggero di sant’Antonio, nel numero di luglio-agosto, passa in rassegna una delle realtà più significative del mondo del lavoro giovanile, in un momento particolarmente delicato per il Paese. Secondo gli ultimi dati Istat, la disoccupazione giovanile in Italia è salita al 36,2%: un giovane su tre è senza lavoro. Il Progetto Policoro nasce come rete di sostegno reciproco tra pastorali e forze laiche come Acli e Coldiretti. In sedici anni l’iniziativa ha formato ottocento animatori di comunità e ha messo in piedi oltre quattrocento attività che danno lavoro, in ’casa propria’ a circa tremila giovani. «Optare per la strada imprenditoriale - afferma monsignor Angelo Casile, responsabile dell’ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro – significa mettere a frutto le competenze che Dio ci ha dato, riscoprire noi stessi e imparare a camminare con le nostre gambe». Dal ’95 a oggi il Policoro ha
formato e ’liberato’ centinaia di ragazzi. Secondo monsignor Casile, la ricetta per evitare che la crisi economica si trasformi in crisi di vita è semplice: occorre sperare
col cuore, pensare con la mente, agire con le braccia. In altre parole, lavorare, lavorare insieme per evangelizzare il prossimo, educare al lavoro dignitoso e favorire
l’imprenditoria giovanile come mezzo di rinascita per l’intero Paese. Per don Nicolò Anselmi, direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile «le nuove generazioni intimorite da un mondo adulto troppo istituzionale, sono sempre più difficili da avvicinare. Si chiudono nell’individualismo e restano ancorate a relazioni di superficie. In questo senso - conclude - il Progetto Policoro tenta di ’boicottare’ il flusso dei cosiddetti ’cervelli in fuga’ e mira a costruire un futuro lavorativo laddove
mancano prospettive».

Nessun commento:

Posta un commento