La regione vuole utilizzare le royalty dell’oro nero per pagare un assegno a ottomila famiglie bisognose. Il presidente Pittella: «Così aiuteremo la fascia più bisognosa»
Nel Texas d’Italia anche
i disoccupati avranno un reddito minimo grazie al petrolio. La Regione
Basilicata ha deciso di investire le royalty del suo «oro nero» per pagare un
assegno a circa 8.000 famiglie prive di entrate economiche sicure e dignitose.
È un punto di svolta nel controverso rapporto tra l’estrazione degli
idrocarburi e questa parte d’Italia a lungo in testa alle classifiche della
povertà; e la Basilicata, se da un lato possiede i giacimenti di petrolio più
ricchi dell’Europa continentale, dall’altro è tra le regioni che da mesi stanno
tentando di strappare al governo lo stop alle trivellazioni in mare.
Benvenuti al Sud che
prova a uscire da un destino di arretratezza facendo leva sulle sue
risorse. Sono 7 le Regioni italiane intenzionate a garantire un salario minimo
ai senza lavoro (Lombardia, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Lazio,
Molise, Puglia e appunto Basilicata), a cui vanno aggiunte le province autonome
di Trento e Bolzano. Ma mentre in tutta Italia questa forma di welfare viene
finanziata attraverso fondi europei sul reinserimento nel mercato del lavoro,
la Basilicata lo pagherà al 95% con gli indennizzi incassati dalle compagnie
che estraggono l’«amato-odiato» petrolio.
La Regione ha già
approvato il regolamento e sta per pubblicare i bandi per gli aventi
diritto: l’iniziativa si rivolge principalmente a due categorie, i lavoratori
per i quali scade la cassa integrazione in deroga e le famiglie con un reddito
inferiore a una certa soglia. Il «reddito minimo» funzionerà così: i comuni lucani
presenteranno progetti per lavori di pubblica utilità per i quali impiegheranno
i senza lavoro. Il compenso di questi ultimi (circa 500 euro al mese per un
periodo di un anno) verrà pagato dalla Regione; nel contempo i beneficiari
potranno seguire corsi per riaffacciarsi sul mercato del lavoro. Le royalty
sugli idrocarburi garantiranno a questo piano non meno di 40 milioni di euro
all’anno. L’obiettivo è di cominciare a versare il contributo sociale dal
febbraio del 2016.
«Fino a ieri - spiega
il presidente della giunta regionale Marcello Pittella (Pd) - con i
proventi petroliferi pagavamo una carta sconto sui carburanti indistintamente a
tutti i residenti in Basilicata. Adesso abbiamo deciso di concentrare le
risorse a beneficio della fascia più svantaggiata della popolazione. La
Basilicata ha fatto grandi passi avanti: la percentuale di chi non gode di un
reddito sufficiente è passata dal 50% al 38% ma non ci può essere sviluppo se
la società viaggia a due velocità». La ricchezza portata dall’oro nero è al
centro di roventi polemiche in Basilicata: troppo squilibrio tra i profitti
garantiti a chi estrae e le compensazioni per gli enti locali; troppo alto il
prezzo pagato dall’ambiente e dalla salute. Adesso il «reddito minimo»
finanziato con le royalty cerca di mettere le cose a posto. Difficile però non
vedere la contraddizione: da un lato la Basilicata ammortizza il disagio
sociale grazie al petrolio ma dall’altro dice no alle trivellazioni in mare e
all’apertura di nuovi pozzi sulla terraferma.
«Non mi piacciono gli eccessi
di certe proteste di piazza - prosegue Pittella - ma il concetto a cui
teniamo fede è la sostenibilità ambientale di cui parlano gli accordi
sottoscritti con il governo nel 1998 e nel 2006: lì quel limite di
sostenibilità è fissato in 154.000 barili al giorno. E dunque non rovineremo le
nostre coste e non autorizzeremo nuove perforazioni in segno di rispetto per
l’ambiente».
Fonte (Corriere della sera del 17
dicembre)
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