domenica 17 novembre 2013

Presentato il dossier immigrazione in Basilicata

POLICORO – Mercoledì 13 novembre nella biblioteca “Massimo Rinaldi” del centro jonico è stato pubblicato il dossier statistico immigrazione 2013 dell’Istat da parte del sociologo Rocco Di Santo, per conto dell’area welfare dell’ente di formazione Enfor. Dalla relazione è emerso che all’inizio del 2013 gli stranieri residenti in regione sono meno di 15mila, lo 0,3% del totale nazionale, per un’incidenza sulla popolazione complessiva di appena il 2,6%, superiore in Italia solo a quelle di Sardegna (2,2%) e Puglia (2,4%). Rispetto al Censimento del 2001, che aveva contato in regione circa 3.400 stranieri, la loro presenza si è dunque più che quadruplicata e nel solo 2012 l’incremento è stato dell’11,6%, superiore al valore medio nazionale (8,2%). La distribuzione territoriale delle presenze mostra che il 53,4% degli stranieri residenti in regione abita nella provincia di Potenza (6.900 individui, di cui meno di 800 nel Comune capoluogo, mentre la parte rimanente vive nella provincia di Matera. I dati del Ministero dell’Interno, elaborati dall’Istat, sui non comunitari regolarmente soggiornanti in regione ne contano, al 1° gennaio 2013, poco più di 8mila; i titolari di un permesso di soggiorno di durata illimitata sono una minoranza (il 43,8%, corrispondente a circa 3.600 persone). I principali Paesi di cittadinanza dei non comunitari regolarmente presenti in regione sono l’Albania (oltre 1.700 soggiornanti, il 20,9% del totale), il Marocco (quasi 1.600, il 19,2%) e la Cina (quasi 1.000, l’11,8%). I dati Istat sulla popolazione straniera residente (comprensiva dei comunitari) al 1° gennaio 2011, indicano la collettività romena come quella più numerosa in Basilicata, con oltre 6mila cittadini. Il IX Rapporto del Cnel sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia colloca la Basilicata al 18° posto della graduatoria delle regioni a più alto potenziale di integrazione degli immigrati ma ridotta capacità di attirare e trattenere stabilmente al proprio interno gli stranieri presenti in Italia: con un indice di attrattività di appena 16,9 su scala 1-100 (fascia minima), risulta anche stavolta terz’ultima nella corrispondente graduatoria nazionale, precedendo solo Sardegna e Campania. Appare migliore la capacità di inserimento sociale con la collocazione della Basilicata nella graduatoria al 16° posto con un valore (45,8 su scala centesimale) che la fa rientrare tra le regioni di fascia media. Il dato, però, si spiega anche con l’elevato numero di assunzioni che caratterizza un’area a fortissimo impiego stagionale degli immigrati, soprattutto in agricoltura. Alla luce delle difficili condizioni di lavoro dei braccianti, il recupero delle abitazioni presenti nel territorio rurale lucano, finalizzato a fornire una sistemazione dignitosa ai residenti stranieri, e gli interventi diretti alla loro integrazione sociale e lavorativa costituiscono indubbiamente azioni positive da imitare in altre aree agricole con forte presenza di migranti. Nell’attuale scenario economico-finanziario, in cui le imprese chiudono e i lavoratori, insieme alle loro famiglie, versano in condizioni sociali seriamente critiche, l’agricoltura risulta essere l’unico settore ad aver registrato un saldo occupazionale positivo per gli immigrati, che costituiscono una risorsa sempre più indispensabile in questo campo, anche a livello nazionale. La questione dello spopolamento delle zone rurali riguarda, infatti, molte altre aree e regioni della Penisola. Si tratta di un fenomeno che, se da una parte può causare la perdita dei valori socio-culturali e identitari legati “alla terra”, dall’altra parte impoverisce il territorio di un patrimonio socio-economico importante. È per questo che, tra le varie azioni da promuovere per contrastare lo spopolamento, va appunto raccomandata l’inclusione sociale degli immigrati, in quanto consente non solo di ripopolare le aree abbandonate, ma soprattutto di dinamizzare l’economia del territorio e arricchire la regione con nuove lingue, culture e identità. In alcune aree italiane, la presenza degli immigrati, anche se scarsamente significativa in numeri assoluti, è comunque importante sia per la sua incidenza demografica, sia – e specialmente – per la capacità di ridare vitalità al tessuto sociale: è per questo che il rapporto tra terra, lavoro e migrazioni è stato posto alla base del progetto di sviluppo rurale promosso dall’Ases e dalla Cia, di cui si è voluto dar conto mercoledì scorso.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)


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