lunedì 18 novembre 2013

Elezioni regionali. Gianni Fabbris non vota al seggio di Corso Pandosia



POLICORO – La disaffezione verso la politica ha raggiunto percentuali quasi simili a quelle dei votanti, però recarsi alle urne ed esercitare il diritto al non voto, che equivale al rifiuto di uno dei diritti più importanti per i maggiorenni, suona come un vero e proprio anatema verso la classe politica regionale uscente ed entrante. Così domenica sera alle 18:00 Gianni Fabbris in rappresentanza del Comitato in difesa delle Terre Joniche ha messo in atto una protesta formale e sostanziale che la presidentessa del seggio 11 di Corso Pandosia in Policoro, sede della scuola primaria Giovanni Paolo II, Sansovini ha dovuto mettere a verbale. Non si tratta di un’astensione al voto ma di un vero e proprio ripudio ad esercitarlo perché nessun rappresentante politico del materano lo merita, è stata la motivazione di Fabbris. Infatti dopo l’alluvione di inizio ottobre nessun provvedimento a favore degli alluvionati nella fascia jonica è stato preso dalle istituzioni e dopo la mobilitazione dell’altro giorno, in piena campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, ribadisce un impegno preciso ed imminente delle istituzioni. Fabbris è entrato nel seggio portando un collare dovuto ad un incidente stradale e non conseguente a nessuna intemperanza delle sue numerose proteste. Nel seggio c’era una calma piatta, come quella che ha accompagnato i votanti fino a quell’ora per tutta la giornata, e ad attenderlo i componenti: sei in tutto. Alla consegna della scheda Fabbris si è rifiutato di ritirarla adducendo le motivazioni di cui sopra. Insieme a lui, come ci ha comunicato egli stesso qualche minuto prima di entrare nel seggio, altre 500 schede circa di agricoltori e componenti del Comitato avrebbero fatto lo stesso al altri Comuni della regione per dare più forza alla protesta e non essere nuovamente beffati una seconda volta, come nel 2011. La piattaforma rivendicativa in estrema sintesi prevede la nomina di un Commissario straordinario neutro non riconducibile né a politici lucani né pugliesi, lo stanziamento di risorse economiche sia da fondi regionali che nazionali per il ripristino di opere pubbliche danneggiate dalla calamità e un risarcimento vero verso quelle famiglie danneggiate dalle piogge torrenziali. Infine la definizione di un perimetro geografico di quei territori realmente danneggiati senza includere, come in passato, sempre a parere di Fabbris, paesi che nulla avevano a che spartire con i danni. Insomma per farla breve occorrono soldi, di parole se ne sono dette tante. E a dimostrazione dello stato di abbandono del territorio compreso tra Taranto e la Calabria jonica a piovere sul bagnato è proprio il caso di dirlo c’è stata l’esondazione del fiume Sinni: “Abbiamo più volte denunciato in questi anni come questo territorio abbia bisogno di una forte, energica e pianificata azione di messa in sicurezza dei bacini fluviali e dalla rete di canali che dovrebbero assicurare la bonifica del territorio”, conclude Fabbris.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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