POLICORO - C’è anche il maresciallo della Guardia di finanza Michele Di Dio, 34enne originario di Policoro, tra i tre sottufficiali arrestati venerdì 27 gennaio a Milano, nell'ambito dell'inchiesta sul clan Valle-Lampada, cosca della 'Ndrangheta attiva in Lombardia. Nell’indagine coordinata dal pm Ilda Boccassini, risultano coinvolti anche i finanzieri Michele Di Noto, 39 di Palermo e Luciano Russo, 36 di Martina Franca (Ta), marescialli impiegati nel Nucleo Monopolio statale, del gioco e delle scommesse con compiti di polizia amministrativa e giudiziaria. Per loro l'accusa è di corruzione. In un anno e mezzo (dal 2009) avrebbero intascato oltre 700mila euro (insieme), a 40 a 60mila euro al mese per chiudere un occhio sui controlli fiscali negli esercizi pubblici del clan. Secondo l’accusa, si annunciavano con una telefonata (intercettata) e i gestori amici dei Lampada collegavano le macchinette alla rete dei Monopoli. Arresti, perquisizioni e sequestri di immobili, sono stati disposti dal Gip del Tribunale di Milano, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. L'operazione riguarda lo stesso filone d'indagine che il 30 novembre 2011 ha riguardato il clan 'ndranghetista Valle-Lampada, e si sta effettuando diverse città italiane. Secondo quanto precisato dalla Questura di Milano, i destinatari delle custodie cautelari della nuova tranche dell'operazione della polizia contro il clan Lampada sono cinque.I pubblici ufficiali, accusati di corruzione, sono stati arrestati grazie anche alla collaborazione del Nucleo di Polizia tributaria di Milano con gli inquirenti. I tre “ricevevano la promessa e poi si facevano consegnare -si legge nell'ordinanza del gip di Milano Giuseppe Gennari- somme di denaro per un totale non inferiore a720mila euro nell'arco di un anno e mezzo dal 2008 al dicembre 2009”. Insieme con i tre finanzieri, a libro paga è stato arrestato anche D.G., 35 anni. L'uomo, secondo l'accusa, avrebbe aperto numerose società per conto dei Lampada, avrebbe gestito contatti istituzionali e avrebbe avuto un ruolo nella fuga di notizie riguardo a un'indagine della magistratura calabrese, la cosiddetta operazione “Meta”. Agli arresti domiciliari, invece, è finito l'ex direttore di un lussuoso hotel di Milano, accusato di favoreggiamento personale. In seguito agli accertamenti svolti dal personale della Squadra Mobile di Milano sui soggiorni di alcuni soggetti vicini al clan, avrebbe avvertito i Lampada. Le precedenti indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Alessandra Dolci, avevano al centro il clan Valle-Lampada, già decimato nel luglio del 2010. Erano stati arrestati Giulio Lampada, ritenuto “il regista di tutte le operazioni”, e il fratello Francesco, gestori di bar e locali, e veri e propri imprenditori nel settore dei giochi di azzardo, la moglie di quest'ultimo, Maria Valle (ai domiciliari), suo fratello Leonardo, il presidente delle misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Vincenzo Giuseppe Giglio.
Fonte
Il Quotidiano della Basilicata
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