lunedì 29 novembre 2010
Woodcock: “La riforma della intercettazioni non risolve il problema giustizia”
POLICORO – Un mese fa “Autonomia forense”, sindacato degli avvocati, organizzò nel centro jonico un seminario sulla riforma della giustizia amministrativa. Sabato 27 novembre è toccato ad un altro tema caldo del dibattito politico e sociale: “La legislazione che disciplina le intercettazioni telefoniche e ambientali”, con Henry John Woodcock tra i relatori insieme ad uno dei principi del foro materano: Amedeo Cataldo. Davanti ad una platea di addetti ai lavori, ma anche di cittadini comuni, l’ex Pm della procura di Potenza, da poco trasferito a Napoli, ha puntato l’indice più che sulla riforma del disegno di legge (Ddl) in discussione in Parlamento in tema di intercettazioni, su un altro Ddl, passato quasi inosservato nella normale dialettica maggioranza-opposizione e all’interno dello stesso mondo giudiziario, il 1440/2009. “In base al quale –afferma- si ridisegna il rapporto tra Pubblico ministero e Polizia giudiziaria, scalfendo il ruolo del Pm. Infatti se questo Ddl dovesse andare in porto così com' è stato concepito all’origine, il dominus delle indagini non potrà più acquisire direttamente la notizia di reato e nello stesso tempo la Polizia giudiziaria (oggi braccio operativo del Pm ndr) non avrà più l' obbligo di inviargli subito la notizia di reato mettendo così a rischio l’obbligatorietà dell’azione penale, e nel contempo i diritti dei cittadini”. Poi nella sua disquisizione ha anche aggiunto come bisogna garantire l’autonomia della magistratura inquirente non solo dall’Esecutivo, ma liberarla dalle correnti che ne minano alla base l’indipendenza; ed evitare un’eccessiva sovraesposizione mediatica del Pm nei confronti dell’opinione pubblica. In tema di intercettazioni, invece, ha sostenuto l’utilità delle stesse soprattutto per combattere fenomeni di corruzione nella Pubblica amministrazione definita come: “un baratto tra corrotto e corruttore, tra privato e pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio nella gestione della cosa pubblica”; non condividendo il Ddl 1415/2009 nella parte in cui: “E’ un organo collegiale del distretto capoluogo, nel caso della Basilicata Potenza, ad autorizzare l’uso delle intercettazioni di Matera, Melfi, Lagonegro ad esempio con un ulteriore aggravio di costi e di tempo per il trasporto da una Procura ad un altro tribunale della copia del faldone contenente le intercettazioni telefoniche e ambientali, quando ad esempio per reati più gravi come l’omicidio oggi con l’attuale codice di procedura penale si può utilizzare l’istituto deflattivo del giudizio abbreviato, dove a decidere su uno dei reati del nostro codice penale più efferato è un giudice monocratico. Per non parlare poi dei tempi: 30 giorni ordinari, più ulteriori 15 di proroga, più gli ultimi 15 giorni, per un totale di 60 giorni massimo per poter utilizzare le intercettazioni di conversazioni con l’ultima proroga concessa solo se già si è riscontrato un reato commesso”. Sulle intercettazioni ambientali, invece: “Con la riforma in atto sarà possibile effettuarle solo dove viene commesso il reato”. Per il sostituto procuratore partenopeo di origini anglosassone, queste due riforme, che limitano anche il diritto nella cronaca nella pubblicazione di notizia solo alla fine dell’udienza preliminare, per fare un esempio, in realtà non servono a migliorare la giustizia e portarla sui binari di snellirne i tempi dei processi; proponendo ad esempio di rivisitare le circoscrizioni sedi di tribunali, di depenalizzare alcuni reati e di utilizzare internet per le notifiche. L’avvocato Cataldo, invece, ha esposto ai presenti come il ruolo dell’avvocato non dev’essere quello “di strisciare la giacchetta al magistrato”, ma viceversa quello di svolgere il ruolo di difensore dei diritti del cliente, soprattutto quelli legati alla libertà personale, inviolabilità del domicilio e garantirne la riservatezza della corrispondenza in tutte le sfaccettature, come prescritto da tante carte fondamentali italiane ed europee, non trascurando gli aspetti legati alla deontologia professionale, spiegata poi nella giornata di ieri dell’avvocato Vincenzo Montagna. Un breve contributo è stato portato da Mimì Orlando, anch’egli avvocato, il quale si è soffermato sulle carenze di magistrati, sui loro trasferimenti che svuotano le procure e sugli edifici obsoleti dove si amministra la giustizia in alcune città italiane. L’incontro è stato moderato dall’Avv. L. Pinto coadiuvato dalla collega G. Bellizzi, che ha curato invece l’aspetto organizzativo.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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