POLICORO – La dismissione dei beni della borgata vecchia del centro jonico è arrivata allo stadio conclusivo. Dopo che la Regione Basilicata ha approvato nel 2008 la relativa legge sulla vendita del patrimonio immobiliare e agricolo, retaggio della Riforma fondiaria di cui il centro jonico l’epicentro, il successivo regolamento ha disciplinato i requisiti per vendita dello stesso e l’Alsia, azienda lucana per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura, diretta emanazione della Regione, ha inviato già da tempo le lettere agli assegnatari per il riscatto dei locali commerciali e non della borgata di piazza Eraclea. La ratio della legge e di tutta la procedura amministrativa non è quella di fare cassa con l’intento di patrimonializzare, ma, viceversa, l’intento è quello di offrire l’opportunità ai possessori di liberarsi dei cavilli burocratici e di riappropriarsi del ruolo di imprenditori, settore commercio in questo caso. Infatti gli assegnatari dopo oltre sessant’anni dalla Riforma ora possono riscattare il bene e diventare proprietari grazie a questa operazione di dismissione applicando l’elementare principio giuridico del diritto di prelazione. In buona sostanza chi sta dentro può continuare a restare a patto che saldi il conto, anche a rate, con il pubblico pagando cifre stabilite in base alla metratura e all’ubicazione del bene immobile. Per quanto riguarda quelli della piazza Eraclea tutto sommato siamo a stime di prezzi “politici” accessibili solo che c’è qualche incongruenza economica. Ad esempio la sede delle Acli di piazza Eraclea di circa 50 metri quadrati è stata valutata dai tecnici dell’Alsia poco meno di 15 mila euro; a pochi metri di distanza e sempre nella centralissima piazza Eraclea il locale di un’altra associazione, la Croce d’Oro, senza scopo di lucro, stando alla lettera ricevuta dal legale rappresentante, per un locale molto più piccolo deve pagare la stessa cifra. Non è uno sbaglio nella perizia di stima, ma probabilmente la classificazione che venne fatta negli anni cinquanta ha diviso piazza Eraclea in zona commerciale e non commerciale. Ecco perché anche se a pochi metri distanza due locali sono stati valutati in maniera diversa applicando i famosi due pesi e due misure. Almeno questa può essere una delle spiegazioni plausibili. E chi non può o non vuole riscattare il proprio locale, lo stesso rientra nel patrimonio dell’Ente regione, sempre tramite l’Alsia, che poi verosimilmente lo metterà all’asta al migliore offerente. La situazione attuale vede in piazza Eraclea la presenza di molti locali ad uso commerciale, anche se alcuni chiusi da tempo, oggetto in passato di molte prese di posizione politiche per le lungaggini burocratiche con le quali la Regione non provvedeva a vendere questo patrimonio non solo storico ma anche economico e causa dello spopolamento dei “Portici”, il punto di ritrovo di centinaia di ragazzi fino agli inizi degli anni ’90. Ora che finalmente l’iter si è concluso si spera se non in un ritorno al passato almeno ad alzare la saracinesca e rendere più vivibile il centro storico della città. Ora non ci sono più scusanti. Per la cronaca la chiesa Maria SS del Ponte è stata ceduta gratuitamente qualche anno fa alla diocesi Tursi-Lagonegro, nella cui competenza ecclessiale rientra la città di Policoro
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)
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