POLICORO - Sulla carta erano
semplici Internet Point, ma secondo gli agenti
della Guardia di finanza di
Policoro raccoglievano quotidianamente volumi importanti di scommesse clandestine,
per conto di allibratori esteri, tra l’Austria e l’isola di Malta. Il blitz
degli uomini della Compagnia cittadina, coordinati dal comando provinciale di
Matera, è scattato giovedì 28; in 48 ore gli agenti hanno posto sotto sequestro
due attività in via Agrigento, una in piazza Ripoli a Policoro, e un’altra nei
pressi dell’ufficio postale di Scanzano Jonico. Secondo quanto ricostruito dagli
inquirenti, che hanno avviato una certosina indagine amministrativa culminata
nel sequestro preventivo delle attività, i titolari avrebbero utilizzato la licenza
legale per il possesso ed il collegamento ad internet delle stazioni
informatiche, per raccogliere scommesse illegali nei più svariati ambiti, dallo
sport allo svago. Tutto apparentemente regolare, dunque, se non fosse che una
legge dello Stato italiano vieta questa attività, senza una specifica
autorizzazione. Il gioco e la
scommessa, infatti,
rientrano nell’ambito della materia di pubblica sicurezza,
disciplinata da ogni Stato autonomamente,
anche in deroga alla normativa europea. Lo scopo è quello di controllare la
provenienza del denaro “investito” nelle scommesse, per evitare ad esempio il
riciclaggio di proventi illeciti; oltre al risvolto fiscale, perchè chi
gestisce e trae profitto dal denaro oggetto di scommesse, deve poi pagare le
relative tasse. La Finanziaria 2011 ha previsto una serie di supermulte, da
venti a 50mila euro, reclusione da tre a sei anni per chi esercita attività di scommesse,
sportive o non sportive senza autorizzazione. La manovra di finanza pubblica,
in particolare, ha inasprito le sanzioni già previste dalla legge del 1989
contro le scommesse
clandestine (reclusione da tre
mesi a un anno e ammenda di almeno 516 euro per le scommesse illegali su altre competizioni
di persone). L'intero articolo 4 della vecchia legge è stato praticamente riscritto.
Quindi, chi esercita scommesse senza la prescritta concessione rilasciata dalle
Finanze (Monopoli di Stato), è punito con la reclusione da due a cinque anni e
la multa da dieci a 30mila euro. Per il momento, il magistrato che coordina le
indagini ha autorizzato solo il sequestro preventivo delle attività,
finalizzato ad evitare la probabile reiterazione del reato e consentire
l’ultimazione degli accertamenti anche sulle apparecchiature informatiche,
acquisite come fonti di prova. Nelle prossime settimane, il magistrato potrebbe
autorizzare il dissequestro e la riapertura delle attività, oppure accogliere
la probabile richiesta di chiusura definitiva del locale, che i Finanzieri hanno
la facoltà di chiedere, sempre in linea con la recente normativa sulle
scommesse clandestine. Un’operazione destinata a fare rumore sulla fascia
jonica, dove da anni lavorano decine di Internet point, che ora potrebbero
essere oggetto
di controlli approfonditi e
“visite” della Guardia di finanza. Sullo sfondo resta una riflessione: in tempi
di vacche magre, anche in Basilicata c’è ancora chi riesce ad investire i
propri guadagni nell’illusione di moltiplicarli con le scommesse.
Fonte
Il Quotidiano della
Basilicata
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