POLICORO- Oltre 400 attività imprenditoriali
avviate in sedici anni. È questo uno dei dati più significativi del Progetto Policoro,
promosso nel 1995 dai vescovi italiani
proprio dalla città del Metapontino, per
favorire lo sviluppo del lavoro giovanile, soprattutto al Sud. Il Messaggero di
sant’Antonio, nel numero di luglio-agosto, passa in rassegna una delle realtà
più significative del mondo del lavoro giovanile, in un momento particolarmente
delicato per il Paese. Secondo gli ultimi dati Istat, la disoccupazione giovanile
in Italia è salita al 36,2%: un giovane su tre è senza lavoro. Il Progetto
Policoro nasce come rete di sostegno reciproco tra pastorali e forze laiche
come Acli e Coldiretti. In sedici anni l’iniziativa ha formato ottocento animatori
di comunità e ha messo in piedi oltre quattrocento attività che danno lavoro,
in ’casa propria’ a circa tremila giovani. «Optare per la strada
imprenditoriale - afferma monsignor Angelo Casile, responsabile dell’ufficio Cei
per i problemi sociali e il lavoro – significa mettere a frutto le competenze che
Dio ci ha dato, riscoprire noi stessi e imparare a camminare con le nostre
gambe». Dal ’95 a oggi il Policoro ha
formato
e ’liberato’ centinaia di ragazzi. Secondo monsignor Casile, la ricetta per
evitare che la crisi economica si trasformi in crisi di vita è semplice:
occorre sperare
col cuore, pensare con la mente, agire
con le braccia. In altre parole, lavorare, lavorare insieme per evangelizzare il
prossimo, educare al lavoro dignitoso e favorire
l’imprenditoria giovanile come mezzo di
rinascita per l’intero Paese. Per don Nicolò Anselmi, direttore del Servizio
nazionale per la pastorale giovanile «le nuove generazioni intimorite da un mondo
adulto troppo istituzionale, sono sempre più difficili da avvicinare. Si
chiudono nell’individualismo e restano ancorate a relazioni di superficie. In
questo senso - conclude - il Progetto Policoro tenta di ’boicottare’ il flusso
dei cosiddetti ’cervelli in fuga’ e mira a costruire un futuro lavorativo
laddove
mancano
prospettive».
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