Tutto è nato dalle bottiglie incendiarie
ritrovate nell’autunno2009 davanti ad alcune aziende tra Policoro e Scanzano Jonico.
Nell’arco dei 13 mesi precedenti gli attentati ad attività economiche nell’area
del metapontino erano stati almeno nove, ma gli investigatori si erano imbattuti
nella difficoltà di ricostruire l’antefatto. Nessuno dei titolari si era fatto
avanti per fornire informazioni utili. Così anche quelli dell’ingrosso di
ortofrutta “Chioetto”di Scanzano. Ma le cimici piazzate nell’auto di uno dei
due avrebbero tradito il loro silenzio. E’stato condannato a 4 anni e sei mesi
di reclusione dal Tribunale di Matera Vincenzo Mitidieri, 48ennepregiudicato di
Policoro, imputato di tentata estorsione. Il pm Francesco Basentini della Dda
di Potenza aveva chiesto qualcosa in più, ma in dibattimento è caduta
l’aggravante del metodo mafioso. Secondo gli
inquirenti Mitidieri, più noto negli ambienti criminali col nomignolo –
certamente abusato - di “nano feroce” (lo stesso del boss calabrese Antonino
Imerti famoso per lo scontro coi De Stefano: più di 600 morti in meno di 6 anni),
aveva messo in piedi una vera e propria “agenzia assicurativa criminale”. Per
procacciarsi i “clienti” avrebbe scelto un metodo ampiamente rodato negli
ambienti della malavita: prima l’atto intimidatorio all’imprenditore di turno;
e pochi giorni dopo la “gentile offerta” di una copertura, di una protezione
completa dal terribile orco estorsore. A guidare sulle sue tracce gli agenti
della Squadra mobile di Matera diretti da Nicola Fucarino è stata proprio la conversazione
di due delle sue ultime vittime, che si erano appartate in auto per parlare del
messaggio incendiario appena ricevuto. Speravano – così facendo - di non
insospettire i loro collaboratori, che con molta probabilità non sapevano nulla
della “polizza”che era stata offerta a entrambi qualche giorno prima. Durante
quel colloquio avrebbero descritto chiaramente la richiesta di Mitidieri: 5mila
euro di anticipo da pagare subito, più un “vitalizio” da 500 euro al mese. E
dato che la società si muoveva in condizioni economiche tutt’altro che rosee,
avrebbero persino ironizzato sull’idea di dare a
Mitidieri direttamente le chiavi dei capannoni.
In conclusione il loro ragionamento sarebbe
giunto alla presa d’atto che pagare era l’unica
maniera di evitare che quel messaggio incendiario si trasformasse in un rogo
attorno alla loro ditta. Una volta in possesso della registrazione i magistrati
avrebbero pertanto deciso di risentirli, e dopo tutte le rassicurazioni degli
agenti del Commissariato di Scanzano, anche a proposito di misure di
protezione per le rispettive famiglie, è arrivata
la conferma che ha il “la” all’arresto. Tornando al metodo Mitidieri, dalle indagini
sarebbe emerso inoltre che egli stesso per descrivere la minaccia che incombeva
sulle sue vittime avrebbe indicato il noto pregiudicato Gerardo Schettino,
denominato “u carabnier”, ex militare dell’Arma di Scanzano Jonico. Ma per lui
le accuse si sono sgretolate in udienza preliminare dove è stato assolto con il
rito abbreviato. «Relativamente soddisfatti» gli avvocati Maria Delfino e
Rocco Mauro, che hanno assistito Mitidieri dal
giorno del suo arresto proprio per questa vicenda l’11 gennaio dell’anno
scorso. «Abbiamo sostenuto fin dal primo momento che l’aggravante del metodo
mafioso non stava in piedi». Ha spiegato l’avvocato Delfino contattata
telefonicamente del Quotidiano. Per il resto servirà aspettare il deposito delle
motivazioni, poi è molto probabile che il fascicolo si sposterà a Potenza per
il giudizio d’appello.
Fonte
il Quotidiano della Basilicata
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